Astronomia, disabilità: “sonificazione dei dati” permette ampliamento conoscenze e inclusività

Oggi gli astronomi riescono a studiare milioni di stelle grazie all’uso di telescopi e nuove tecnologie, che rivelano un’ampia ricchezza di dati e informazioni inimmaginabili prima. Oltre alla vista, gli astronomi hanno deciso di usare anche l’udito, quindi le informazioni giunte alle apparecchiature sottoforma di dati, vengono trasformati in suoni (“sonificazione dei dati”), udibili dall’orecchio umano; si distinguono anche ronzii e cinguettii.

Proprio come gli scienziati usano il colore, la forma e le dimensioni per rappresentare visivamente diversi tipi di dati, possono usare timbro, volume, tonalità, spazializzazione e altre qualità del suono per espandere lo spazio dei parametri.

Il suono aiuta, secondo gli scienziati, ad analizzare i dati più difficili per dare un senso alla parte sconosciuta dell’Universo. I suoni vengono arbitrariamente associati ai dati, così come per le immagini, in quanto il suono non è “direttamente” udibile.

La sonificazione dei dati apre le porte alle nuove conoscenze e scoperte astronomiche, inoltre amplia la possibilità di comprensione anche verso le persone con disabilità, favorendone così l’inclusione nel progresso scientifico umano. Attraverso l’uso di un altro senso, oltre la vista, coloro i quali sono, ad esempio, ipovedenti riescono a comprendere meglio l’astronomia, soprattutto perchè tale materia non è solamente visiva, infatti vengono studiati i raggi X, le onde radio o le radiazioni ultraviolette.

Grazie a queste nuove scoperte, il campo astronomico ha già avviato centinaia di progetti di ricerca e sensibilizzazione all’uso dei dati sonori per offrire a più persone più modi per esplorare l’Universo invisibile. (cit. BBC)

SM

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About the Author: Silvana Marrapodi