Maglia nera nella transizione verso energia pulita libera da combustibili fossili
(DIRE) Roma, 14 Set. – Non più primi in economia circolare com’eravamo fino all’anno scorso, maglia nera nella transizione verso un’energia pulita libera dai combustibili fossili e amica del clima. É la sintesi, decisamente negativa, del cammino “green” dell’Italia fornita dal quarto Rapporto Circonomia, il Festival dell’economia circolare e della transizione ecologica promosso in collaborazione con Legambiente, Kyoto Club, Fondazione Symbola. Il Rapporto è stato presentato oggi a Roma, presso la Sala “Gianfranco Imperatori” dell’Associazione Civita, in un incontro cui hanno partecipato il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, la vicecapogruppo del Pd alla Camera Simona Bonafé, il presidente di Legambiente Stefano Ciafani, il presidente del Consorzio nazionale degli oli minerali usati Riccardo Piunti, il direttore di Confindustria-Cisambiente Lucia Leonessi, il curatore del Rapporto Duccio Bianchi. L’iniziativa è stata introdotta da un saluto del presidente dell’Associazione Civita Gianni Letta e ha visto l’intervento del ministro dell’ambiente Gilberto Pichetto Fratin.
L’iniziativa si è conclusa con un confronto a più voci a partire dal libro della giornalista Tonia Mastrobuoni “L’erosione”, su “destre sovraniste e transizione ecologica”. Ne hanno discusso con Mastrobuoni i giornalisti Flavia Perina e Italo Bocchino. “Questo quarto Rapporto Circonomia – così nell’introduzione al Rapporto il direttore scientifico del Festival Roberto Della Seta – certifica che l’Italia, fino all’anno scorso primatista in Europa in economia circolare, cioè nella capacità di utilizzare nel modo più efficiente le risorse naturali, non è più in testa alla classifica, sorpassata dall’Olanda. Ma più del “sorpasso” olandese, a colpire è il brusco rallentamento del cammino “green” italiano negli ultimi anni. In tutti gli indicatori tranne uno (tasso di riciclo dei rifiuti), dal 2018 in poi corriamo di meno della media dei Paesi UE.
Talvolta il peggioramento non è solo relativo ma assoluto: consumiamo più materia e produciamo più rifiuti sia per abitante che per unità di Pil (mentre i dati medi europei segnano una riduzione), produciamo più emissioni climalteranti pro-capite (dato medio europeo: -7 peggio dell’Europa nel consumo di energia fossile (noi stabili, in Europa -5%) e nella crescita delle energie rinnovabili: +7% sul totale dei consumi contro il +14% dell’Europa, +2,2% sulla produzione elettrica contro il +15,2% europeo”.
Malgrado questa vistosa perdita di velocità nella transizione ecologica, l’Italia rimane tra i Paesi europei più avanti nel passaggio a un’economia circolare: prima per il tasso di riciclo sul totale dei rifiuti prodotti, con prestazioni brillanti in tutti gli altri principali indicatori di “circolarità” dal consumo di materia per unità di PIL al tasso di utilizzo di materie prime seconde, cioè provenienti da riciclo. In questo quadro di generale eccellenza brillano particolarmente le performance di molti consorzi di filiera che gestiscono la raccolta e il riciclo di specifiche tipologie di rifiuto: su tutti il Conou, il Consorzio nazionale degli oli minerali usati, che raccoglie pressoché la totalità dell’olio usato raccoglibile e ne rigenera in il 98% in nuove basi lubrificanti (in Europa il tasso medio di rigenerazione è inferiore ai due terzi).
“Come CONOU siamo davvero orgogliosi di tenere alta la bandiera dell’Italia in Europa nel settore dell’economia circolare – ha commentato Riccardo Piunti, Presidente del CONOU – Consorzio degli Oli Minerali Usati – , ancor di più alla luce di quanto emerge dall’ultimo Rapporto di Circonomia. Il nostro Consorzio, con la sua filiera di 60 aziende raccoglitrici di olio minerale usato e due di rigenerazione dislocate su tutto il territorio nazionale, contribuisce alla realizzazione dell’economia circolare come modello di sviluppo economico, trasformando un rifiuto in una risorsa. Raccogliere, differenziare, riciclare richiede un modello organizzativo di cui i Consorzi Italiani – e il CONOU per primo da 40 anni – sono esempio di successo, anche perché la nostra è un’attività economica indirizzata all’ambiente, senza fini di lucro. La raccolta degli oli minerali usati e il tasso di rigenerazione di oltre il 98% fanno del “sistema CONOU” l’eccellenza dell’economia circolare in Europa, dove mediamente si rigenera appena il 61% dell’olio usato raccolto e una grande parte di esso viene bruciata.
Questo modello porta con sé indubbi benefici sia ambientali che economici. Nel solo 2022, per esempio, le nostre attività hanno evitato l’immissione in atmosfera di 64 mila tonnellate di CO2 e sono stati circa 7,5 milioni i giga joule di combustibili fossili consumati in meno rispetto al modello di economia lineare, con un risparmio di circa 130 milioni di euro sulla bolletta petrolifera per importazioni di greggio evitate.”
“Sul tema ambientale sono stati fatti degli errori, ma sono stati ideati anche strumenti virtuosi – ha dichiarato Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera -. Credo che l’invenzione della circolarità dei rifiuti sia straordinariamente geniale perché ci consente di utilizzare più volte ciò che consumiamo, ci permette di tutelare la materia prima e la materia prima seconda, salvaguardando così il futuro delle nuove generazioni e preservando il pianeta. Ma ci sono molti paradossi. L’approvvigionamento energetico non può andare a scapito della salvaguardia del paesaggio: se abbiamo un deficit di energia non possiamo andare a spalmare sul territorio milioni e milioni di pale eoliche e pannelli fotovoltaici perché rischiamo di distruggere questa ricchezza e procurando un’altra emergenza, ancora più pericolosa, quella alimentare. Sulla rigenerazione urbana, non si può continuare a parlare di economia circolare e poi costruire con i materiali più energivori che ci siano, vetro e acciaio. Infine i rifiuti: se dobbiamo fare economia circolare, la costruzione del termocombustore rinnega il principio stesso dell’economia circolare”.
Ma la crisi del nostro cammino “green” restituita dai dati di questo quarto Rapporto Circonomia è profonda. Crisi profonda e strutturale soprattutto nel campo della transizione energetica dalle fonti fossili – carbone, petrolio, gas – alle nuove rinnovabili – sole e vento -, decisiva per fronteggiare con efficacia la crisi climatica in atto che vede, peraltro, proprio il nostro Paese come bersaglio privilegiato. L’Italia in effetti è uno degli epicentri della crisi climatica globale, con una temperatura media cresciuta di quasi 3 °C rispetto al periodo pre-industriale – aumento quasi triplo rispetto al dato globale – e che nel 2022 ha superato la soglia dei 14 °C. Siamo nell’ “occhio del ciclone” di una tempesta climatica che a differenza di tutti fenomeni di climate change che l’hanno preceduta nella storia della terra e dell’uomo è originata da cause antropiche: l’aumento dell’effetto serra prodotto dalle emissioni di anidride carbonica e altri gas climalteranti generate a loro volta dall’uso di combustibili fossili e dalla deforestazione.
Di questa “tempesta” noi umani non siamo soltanto artefici ma anche tra le principali vittime: il riscaldamento globale è un nemico, prima ancora che dell’ambiente, dello sviluppo socioeconomico dell’umanità e degli stessi equilibri geopolitici. Distrugge ricchezza, rende invivibili luoghi fino a oggi vivibilissimi alimentando flussi migratori sempre più intensi. (Com/Fla/ Dire) 14:10 14-09-23