C’era la folla di sempre anche ieri, a Condofuri. La luna è già alta nel cielo quando l’evento ha inizio. Piazza Pentagono, sul lungomare, è un prolungamento della spiaggia, bianca, immensa, come molte nella ionica. Duecento persone attendono di sapere, di conoscere, di capire. La serata ha inizio con i Saluti del Sindaco Pippo Paino. In prima fila siedono altri Amministratori. Di lato e dietro, in piedi e a sedere, la gente forma un emiciclo. Di fronte, il mare e un orizzonte vicino.
Poi, incalzato dal collega Nicola Martino, Direttore de “Il Meridio”, Scopelliti si racconta, parla, ricorda, spiega come si possa essere liberi pur essendo privati della libertà.
Sì, perché quando nasce il libro, l’ex Sindaco di Reggio e Governatore della Calabria è già in carcere, nella cella numero 16. La narrazione diventa sempre più avvincente, coinvolgente, a tratti struggente.
Eppure, sebbene abbia scontato una pena “esemplare”, come lo stesso Scopelliti la definisce, mai, nel corso della serata, emergerà una parola stizzosa, irriguardosa o sdegnosa nei confronti di alcuno. Dignità.
All’iniziativa, organizzata dall’Associazione Stellamaris, hanno partecipato anche Gianluca Nucera, giovane e brillante avvocato, e Giuseppe Bombino.
Intanto, mentre i bagnanti a poco a poco lasciano la spiaggia sotto una luna che si colora di mare e diviene sempre più grande, sono ancora le parole di Scopelliti a risuonare tra le onde: “Le sentenze non si discutono”, precisa con forza. Ma il contesto in cui questa vicenda è nata e si è formata, quello sì!
E, alla luce delle recenti dichiarazioni di Luca Palamara, reputo che possa rivestire un certo interesse, soprattutto per chi, come me, ha scontato una severa condanna, sapere se l’iniziativa giudiziaria possa risentire degli orientamenti e degli indirizzi politici” – continua Scopelliti – : “È utile precisare, poi, che il processo si è esclusivamente fondato su una prova logica”.
È sereno Scopelliti mentre fornisce dati e aneddoti, come se la forza della verità lo sostenesse nello spirito e nella mente. Parla sicuro, senza tentennamenti, composto. Passa un’ora, ne passano due, ma il pubblico sembra voler trattenersi ancora. Nicola Martino, allora, comprendendo il sentimento della platea, lo “insegue” di nuovo e gli rivolge una domanda inevitabile, fuori contesto, ma pur necessaria nella giornata in cui la Reggina ha subìto la più grande grande tra le umiliazioni: “La vicenda della Reggina – afferma Scopelliti – ripropone lo stesso drammatico metodo con cui è stata affossata la nostra Città.
Adesso è il tempo della consapevolezza. Reggio deve risorgere e per farlo deve avere fiducia nei suoi figli migliori, non c’è più spazio per inetti ed incapaci”. Adesso l’ora è veramente tarda, ed è tempo di salutare il pubblico che, invece, ne vorrebbe ancora.
Ma le parole di Scopelliti sono pugni nello stomaco, sono speranze soffocate e progetti interrotti che si intersecano con la storia personale e umana di un uomo che lascia il carcere pensando a chi vi è ancora rimasto dentro, magari da innocente. E conclude: “Non può esserci Libertà senza Verità”.
Fabrizio Pace