Una via o una piazza di Reggio per ricordare Giuseppe Santostefano ucciso 50 anni fa, fra le prime vittime degli “anni di piombo”

Il 31 Luglio 1973, durante un comizio del partito comunista in piazza Duomo, l’oratore Giuseppe Comerci pronuncia il nome di Giorgio Almirante, storico e compianto segretario del Movimento Sociale Italiano, da un gruppo di persone presenti ai margini della piazza parte subito un applauso spontaneo.

Immediata la reazione di un gruppo di attivisti di sinistra, che esce dal perimetro ed aggredisce il commerciante Giuseppe Santostefano che muore, a causa delle ferite e dei traumi subiti, poche ore dopo il ricovero in ospedale senza mai riprendere conoscenza. Aveva solo 50 anni.  Nonostante le indagini abbiano ricondotto all’identificazione degli aggressori e, fra essi, Antonio Rossi quale responsabile dell’accaduto, nessuno dei colpevoli pagò il suo debito con la giustizia per questo vile assassinio.

Erano gli anni in cui ancora bruciavano le ferite dei “moti di Reggio” e la sinistra reggina politicamente all’angolo, cercava di riaffacciarsi nelle piazze dopo un lungo periodo di vergognoso abbandono voluto dai vertici romani perché ritenevano Reggio una città fascista.

Almirante fu molto turbato da questa triste vicenda e ogni qualvolta veniva in città per i suoi comizi incontrava sempre la vedova Santostefano, alla quale inviava personalmente un suo aiuto.

Aggressioni del genere in Italia erano una costante in quel periodo storico: anni di forti sentimenti ideali, di tragiche tensioni sociali e di repentini stravolgimenti culturali, non a caso denominati “anni di piombo”. Anni in cui si gridava nei comizi e nei cortei della sinistra e si scriveva in determinati giornali che “uccidere un fascista non è reato”, dove per “fascista” si individuavano tutti coloro che avevano scelto di fare politica non a sinistra.

Anni in cui impunemente si potevano bruciare vivi in casa nel quartiere romano di Primavalle i fratelli Stefano e Virgilio Mattei, si poteva sprangare a morte Sergio Ramelli a Milano, si poteva sparare per uccidere Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta davanti la sede del MSI di Acca Larentia, si poteva pestare a morte Giuseppe Santostefano a Reggio Calabria. Anni che hanno insanguinato le città italiane, lasciando sulle strade i corpi innocenti di decine e decine di giovani che avevano deciso di militare a destra.

Pertanto, nel 50° anniversario dell’uccisione di Giuseppe Santostefano, il Circolo di Fratelli d’Italia “Antonio e Ciccio Franco”, il Centro Studi Tradizione Partecipazione e Reggio Futura, intendono rendere omaggio alla figura di questo nostro concittadino, ucciso soltanto per aver espresso pacificamente e democraticamente il suo sincero riconoscimento ad uno dei leader politici più apprezzati dell’Italia repubblicana, si stringono nel commosso ricordo ai figli Franco e Bianca, ai nipoti e ai familiari, chiedendo all’Amministrazione comunale di volergli dedicare una via o una piazza della città e apponendo anche una targa-ricordo nell’area adiacente dove avvenne l’aggressione mortale.

Giuseppe Agliano

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