Apprezziamo la convocazione da parte del ministro Salvini delle sigle che rappresentano gli NCC per domani 20 luglio. La carenza di taxi sta diventando una vera e propria emergenza per la mobilità turistica nelle principali destinazioni italiane: gli NCC sono pronti a dare il loro contributo, ma per farlo devono essere liberati dai vincoli – assurdi – dell’attuale normativa.
Così Luigi Pacilli, Presidente di Federnoleggio Confesercenti
Siamo fiduciosi che il Governo voglia e possa ascoltare non solo noi, ma anche l’unanime coro di disappunto che da più parti si solleva anche in Europa sul disservizio – tutto italiano – causato dalla carenza di taxi: un tema su cui è intervenuto anche il Ministro del Turismo Daniela Santanché, chiedendo ai sindaci di agire.
Per ottenere risultati, però, serve un confronto finalmente serio e produttivo sulla questione NCC, che si intreccia a filo doppio con le esigenze di mobilità turistica. Purtroppo, la situazione attuale è infatti la conseguenza del mancato ammodernamento delle regole sul trasporto pubblico locale non di linea, il cui contributo alla mobilità turistica è vittima dell’indeterminatezza legislativa e di un orientamento della volontà politica locale su questo tema che ha reso surreale il primo approccio turistico al nostro Paese in aeroporti, porti e stazioni. Approccio che l’Italia e i turisti non meritano. Ci sono comuni che soffocano ingiustamente gli NCC e altri che, al contrario, rilasciano con superficialità numeri esagerati di autorizzazioni NCC, in barba alla legge ed applicando procedure dubbie che vanno perseguite.
Tanto è anacronistica la situazione di Roma (1000 NCC e 8500 taxi da 30 anni) e Milano (500 NCC e 5000 taxi da 35 anni) quanto spregiudicata e perseguibile quella di un Comune dell’avellinese che ha il record di rilasci NCC dell’ultimo biennio. Questi paradossi si aggiungono al fatto che un NCC torinese non può lavorare a Cuneo ma uno francese sì; un NCC milanese non può lavorare a Como ma uno francese o svizzero sì; un NCC veronese non può lavorare a Venezia ma uno austriaco sì.
Bisogna porre fine a questa situazione paradossale. Si eliminino le disparità di trattamento sanzionatorio che colpiscono gli NCC e il vincolo del ruolo per gli autisti, assegnandolo esclusivamente ai titolari delle imprese con autorizzazione NCC, e si riveda la definizione di rimessa NCC nelle Camere di Commercio. Si deve recepire la sentenza della Corte di Giustizia UE che, nell’agglomerato urbano di Barcellona, ha certificato che la sostenibilità economica del servizio taxi è inidonea a giustificare la misura protezionistica contro gli NCC. Si deve attuare la Sentenza 56/20 della Corte costituzionale, che ha di fatto eliminato l’obbligo di rientro in rimessa NCC dopo ogni singolo servizio, e allo stesso recepire quella del Consiglio di Stato che impone ad un Comune pugliese di restituire il titolo ingiustamente revocato, per ragioni simili, ad una delle nostre PMI.
Bisogna inoltre attivare subito il REN Registro Elettronico Nazionale, ancora fermo nonostante sia legge nazionale da inizio 2019, per ottenere una mappatura vera del contingente NCC attuale e geolocalizzato. Questo permetterà di sapere dove e come integrare NCC e/o taxi, liberandoci dalle trappole amministrative ancora permesse dalle lacune di una legge troppo vecchia.
(Foto di repertorio)
Comunicato Stampa