Tra erotismo e simbolismo in “Iside Gelata” di Roberto Modafferi

L’estro artistico di Roberto Modafferi nasce nel 2015 quando, come autodidatta, inizia a realizzare i primi disegni e le prime opere pittoriche. I suoi studi lo portano verso la letteratura e la musica, elementi centrali nella sua produzione artistica. Ispirato dai propri incubi e dalle proprie visioni, Roberto Modafferi realizza le prime opere ad olio su tela, come ricerca urgente e sincera, uno sfogo psicologico diretto e conturbante.

Roberto Modafferi

La sua arte si muove e si evolve con gli studi e la crescita personale, restando tuttavia legato a Nietzsche, Jung, e Jaspers. Vince numerosi premi, tra cui il primo premio al concorso Agon della sua città, con l’olio su tela “Attimo” nel 2019 e nel 2021 è inserito nel numero di Maggio/Giugno 2021 della rivista ArtNow con la tela “La nascita della fenice”. Attualmente è impegnato nel progetto “Dati Sensibili”, una mostra collettiva itinerante ospitata presso il Palazzo della Cultura “P. Crupi” a Reggio Calabria e presso la Casa della Cultura “L. Repaci” a Palmi.

Presso l’Atelier d’Arte Dedalo, sito in via Salvatore Quasimodo n. 5, Reggio Calabria, ha esposto l’opera “Iside Gelata”, olio su tela, Dea egiziana della vita, della guarigione, della fertilità e della magia. La conturbata opera mostra in primo piano un uomo nudo frustrato, stretto nel suo dolore, senza braccia e le gambe si perdono nell’erba alta. Dietro di lui si erge maestoso un sipario rosso, simbolo forse di passione e sangue. Il sipario, ispirato al Teatro all’Italiana, copre tutta la tela, nascondendo una realtà luminosa, la quale si intravede dall’unica apertura posta alla destra dell’opera. L’uomo non vede la scena palesatasi, in quanto voltato di spalle, mostra il volto al pubblico e la schiena alla bellezza.

Dietro al sipario fa capolino un sinuoso corpo di donna coperto unicamente da quella che sembra essere una piccola Pesca, simbolo dell’immortalità. La donna mostra solo una gamba, nella quale tiene stretto un Melograno, il Frutto degli Dei, simbolo di abbondanza, il quale racchiude, nascosti alla vista, gli arilli, i tanti grani piccoli e succosi che contraddistinguono tale frutto.

Sullo sfondo emerge una piccola piramide, dalle molteplici interpretazioni. La piramide è la figura geometrica della perfezione, corrisponde alla terra, alla stabilità, alla sostanza, all’immutabilità e racchiude in sé il calore e la Luce Divina.

L’evidente simbolismo dell’opera volge verso l’erotismo, mostrando il dolore di un uomo al quale viene nascosto un mondo di ricchezze. La donna, o forse la sua bellezza, viene vista come immortale portatrice di abbondanza, prosperità, protezione e perfezione della terra. Nel suo complesso l’opera pare essere un elogio al ruolo centrale delle donne nel mondo e nel tempo, a cui l’uomo non riesce a volgere lo sguardo, turbato dai propri sentimenti e dalla propria menomazione.

Silvana Marrapodi

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