Nei primi tre mesi i redditi tornano a crescere, ma il potere d’acquisto delle famiglie è ancora sotto (-1,1%) ai livelli del 2019. E incertezza e tassi di interesse frenano ulteriormente le prospettive di consumo
Più reddito, ma meno consumi. La crescita dell’occupazione sostiene il recupero del potere d’acquisto e dei redditi, ma le famiglie continuano a contenere le spese, sacrificando 7,5 miliardi di euro di potenziali consumi per ricostituire il risparmio perduto nell’ultimo anno a causa del caro-vita. A stimarlo è Confesercenti, sulla base dei dati diffusi oggi da Istat su redditi e risparmi delle famiglie italiane.
In una fase congiunturale di grande complessità, la tenuta del mercato del lavoro (+106mila occupati nel primo trimestre 2023 rispetto al quarto trimestre 2022) si sta rivelando fattore di sostegno dei redditi delle famiglie, che secondo i dati diffusi oggi dall’Istat sono aumentati nello stesso periodo del 3,2%.
L’incertezza sui prossimi mesi spinge però le famiglie ad adottare comportamenti di grande prudenza, volti a preservare un margine di risparmio e a contenere di conseguenza la spesa per consumi. Ciò anche per il progressivo venire meno della liquidità resa disponibile dalle misure di contrasto monetario della pandemia.
Nel primo trimestre 2023 la spesa per consumi delle famiglie italiane ha così registrato una variazione congiunturale del +0,6%, molto inferiore al +3% osservato nel trimestre finale del 2022. Il rallentamento è peraltro coerente con la stabilizzazione dell’inflazione, che nella misura fornita dal deflatore dei consumi delle famiglie è scesa, sempre in termini congiunturali, dal 4,8% del quarto trimestre 2022 allo 0,1% del primo trimestre 2023. Ciò ha permesso di registrare una crescita del potere d’acquisto del +3,1%, particolarmente elevata in prospettiva storica, ma comunque insufficiente a recuperare la perdita subita nell’ultimo trimestre 2022. Va inoltre sottolineato che il livello del potere d’acquisito delle famiglie resta oggi inferiore dell’1,1% rispetto alla situazione pre-pandemica.
Nel permanere dell’incertezza sul futuro, le famiglie hanno preferito destinare la maggior parte dell’incremento di reddito al risparmio, riducendo di 2,3 punti la propensione al consumo. Anche in questo caso, tuttavia, non è stato possibile recuperare per intero il margine di risparmio eroso lo scorso inverno per far fronte all’accelerazione dei prezzi. Alla scelta di ricostituire sia pur parzialmente i propri risparmi, le famiglie italiane hanno sacrificato 7,5 miliardi dei potenziali consumi che l’aumento del potere d’acquisto avrebbe reso possibile effettuare. E per i prossimi mesi la spesa delle famiglie potrebbe essere ulteriormente frenata dal livello raggiunto dai tassi di interesse, che incentiva a destinare al risparmio una parte più ampia del reddito disponibile. Ciò a condizione che l’occupazione conservi l’attuale dinamica crescente e fintanto che l’indebolimento della congiuntura, che sembra ormai avviato, non si trasmetta anche al mercato del lavoro.
Comunicato Stampa