(DIRE) Roma, 11 Mag. – “L’approccio giuridico soprattutto europeo all’intelligenza artificiale è sbagliato. Abbiamo avuto l’ambizione di fare da apripista dal punto di vista delle regole per le nuove tecnologie: il legislatore europeo ha puntato sulla trasparenza dell’algoritmo e l’utente ha diritto alla spiegazione del processo algoritmico.
Ma di fronte all’imperscrutabilità dell’algoritmo questa pretesa sembra una velleità, forse il legislatore interviene troppo presto”. Questa la riflessione di Gabriella Mazzei, professoressa di Diritto privato comparato presso l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza, nel corso del seminario ‘Algoritmi e diritti: come l’intelligenza artificiale sta cambiando le democrazie’.
“Gli algoritmi oggi fanno cose mirabolanti perché hanno disposizione quantità straordinarie di dati, che è l’aspetto decisivo. Il risultato discrimatorio degli algoritmi è il risultato di un algoritmo non progettato per discriminare: questo fa pensare che incriminare l’algoritmo, non progettato a scopo discriminatorio, forse non è la pista giusta”, ha concluso. (Lam/Dire) 18:33 11-05-23