Archeologia. Reperti trafugati restituiti a Italia, Perù e Ecuador

Indagine “Achei” dei carabinieri coordinata dalla Procura di Crotone

I Carabinieri Tutela patrimonio culturale hanno restituito allo Stato italiano e alle Repubbliche dell’Ecuador e del Perù numerosi reperti archeologici recuperati nell’indagine ‘Achei’, coordinata dalla Procura della Repubblica di Crotone. La cerimonia si è svolta oggi nella città calabrese, al museo Pitagora, alla presenza del direttore regionale Musei della Calabria Filippo Demma, e alle Repubbliche del Perù e dell’Ecuador, rappresentati rispettivamente dall’ambasciatore in Italia, Eduardo Martinetti e dal ministro dell’Ambasciata dell’Ecuador, Patricio Troya Suarez. Hanno preso parte alla cerimonia anche rappresentanti dell’Arma tra cui il vicecomandante del Comando carabinieri Tutela patrimonio culturale di Roma, Colonnello Mario Mettifogo.

foto di GNS

Ai due Paesi esteri sono stati restituiti, un bene proveniente dal Perù: contenitore dal corpo lenticolare con carenatura centrale, collo rigonfio, denominato ‘vaso urlatore’, costa settentrionale del Perù, cultura Chimú-Inka (epoca 1470 – 1532 d.C.); due beni provenienti dall’Equador: coppa emisferica con corto piede tronco-conico, dipinta all’interno, modellata a mano con tecnica ‘a colombino’, complesso Tuza-Cuasmal, epoca 1250-1534 d.C.; coppa dal corpo biconico e carenato, labbro rientrante – ceramica modellata a mano con tecnica ‘a colombino’, complesso Piartal (epoca 750 – 1250 d.C.).

Inoltre, sono stati esposti anche reperti archeologici etruschi, recuperati nell’ambito della stessa attività investigativa, che saranno restituiti ai musei che la Direzione generale del ministero della cultura individuerà in relazione alla loro origine, consistenti in: vaso etrusco biconico monoansato in ceramica di impasto, caratteristico della cultura villanoviana, risalente al primo periodo Villanoviano tipico; stamnos etrusco in bronzo con anse terminanti a forma di mani, prodotto in Etruria, in particolare nel centro etrusco di Vulci, e in ambiente italico – epoca V-IV sec. a.C. con attardamenti nel periodo ellenistico; olla a coste con orlo a tesa arrotondato, decorato all’interno con cinque solchi concentrici, prodotto in Etruria meridionale, largamente diffusa dall’VIII fino alla prima metà del VI sec. a.C.

I reperti archeologici restituiti, ritenuti di ingentissimo valore sia storico-culturale che economico, sono stati rintracciati nel contesto di una complessa attività d’indagine dei carabinieri del Nucleo Tpc di Cosenza che ha confermato l’esistenza di un vasto traffico su scala nazionale e internazionale, con ramificazioni in Gran Bretagna, Francia, Germania e Serbia, di reperti archeologici provenienti da scavi clandestini operati anche nei siti archeologici di “Apollo Aleo” di Cirò Marina, “Castiglione di Paludi” del Comune di Paludi (CS) nonché nell’area di “Cerasello” del Comune di Pietrapaola (CS) e in tanti altri terreni privati del territorio delle province di Crotone e Cosenza.

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