Il Presidente del Brasile vola a Pechino, ‘foreign policy’ si interroga
(DIRE) Roma, 12 Apr. – ‘Il Brasile può negoziare la fine della guerra in Ucraina?’ Difficile rispondere alla domanda posta in settimana dalla rivista americana ‘Foreign Policy’ anche se Luiz Inacio Lula da Silva sembra convinto si possa dire di “sì”. Il punto interrogativo sta in un titolo pubblicato a pochi giorni da un incontro a Pechino, in programma venerdì, tra il neo-rieletto presidente latinoamericano e il suo ospite cinese Xi Jinping. Di un impegno brasiliano in favore della pace Lula ha detto ancora la settimana scorsa, prima del viaggio intercontinentale cominciato ieri insieme con una delegazione composta da otto ministri federali. “Sono convinto”, ha affermato il presidente, “che sia l’Ucraina sia la Russia aspettino qualcuno che dica: ‘Sediamoci e parliamo’”. La proposta di Lula ruoterebbe attorno alla restituzione da parte russa dei territori annessi dopo l’avvio dell’offensiva militare del 24 febbraio 2022 in cambio di un riconoscimento della propria sovranità sulla Crimea da parte dell’Ucraina. Un’ipotesi, questa, che al momento il governo di Kiev fa sapere di non voler accettare in alcun modo. La tesi, rilanciata da fonti di stampa internazionali, è che qualsiasi capacità di influenza brasiliana passi per un’intesa o un via libera della Cina, considerata l’unica potenza in grado di esercitare con efficacia pressioni sulla Russia.
L’impegno di Lula è confermato comunque da una serie di incontri, come quello già avuto dal suo ministro degli Esteri Celso Amorim con il presidente Vladimir Putin a Mosca il mese scorso e come quelli che avrà a Brasilia il 17 aprile il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Secondo Jorge Heine, ex diplomatico cileno professore alla Boston University sentito da ‘Foreign Policy’, “Lula si sta giocando il proprio capitale politico” e “se le cose non andranno bene ne perderà un po’”. Cauto anche Rubens Barbosa, un altro ex diplomatico, analista dell’Instituto de Relacoes Internacionais e Comercio Exterior a San Paolo del Brasile. “Non ci sono margini negoziali” ha detto l’esperto, convinto che la visita del presidente a Pechino sia “un importante gesto politico” privo però di “effetti pratici” per l’Ucraina. Secondo diversi osservatori, Lula vuole recuperare il posizionamento del Brasile come attore non allineato e impegnato sul fronte del multilateralismo. Un ruolo, questo, ridimensionato negli anni della presidenza di Jair Bolsonaro tra il 2018 e il 2022.
Le direttrici lungo le quali muoversi sono allora più d’una. Rispetto all’Ucraina, Lula aggiornerebbe e ammorbidirebbe il giudizio espresso nel maggio scorso, durante la campagna elettorale brasiliana, in un’intervista con la rivista ‘Time’. Invece di istigare alla guerra il presidente americano Joe Biden avrebbe potuto scongiurarla, magari prendendo un aereo per Mosca per incontrare Putin, aveva denunciato l’allora candidato del Partido dos trabalhadores; che era stato critico anche verso i Paesi e il Parlamento Ue, pronto a tributare una standing ovation al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, responsabile della guerra non meno di Putin, invece di impegnarsi per la pace.
Non solo di pace si parlerà comunque a Pechino. Secondo la stampa brasiliana, con i suoi ministri Lula punta a siglare una ventina di accordi economici. Tra questi uno riguarda la realizzazione di un satellite che, parte di un programma sino-brasiliano avviato nel 1988, dovrebbe contribuire al monitoraggio e alla tutela della foresta amazzonica. Prima di Pechino, Lula farà tappa a Shanghai. L’occasione sarà l’insediamento di Dilma Rousseff, ex presidente brasiliana sua compagna di partito. Alla fine di marzo è stata eletta alla guida della Nuova banca per lo sviluppo: un istituto alternativo o complementare al sistema di alleanze euroatlantiche, voluto dal gruppo dei Brics, del quale fanno parte insieme con il Brasile, il Sudafrica, l’India, la Cina e pure la Russia. (Dire) 14:46 12-04-23