L’odierna indagine, avviata dai Carabinieri nel 2019, è stata coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ed ha consentito di acquisire un quadro indiziario grave, condiviso dal G.I.P. nella suindicata ordinanza restrittiva. Il provvedimento cautelare emesso dal Giudice ritiene sussistente l’esistenza di gravi indizi per affermare la piena operatività dell’organizzazione criminale finalizzata al traffico di stupefacenti gestita da “cosa nostra” bagherese, anche grazie al canale di approvvigionamento proveniente dai mandamenti cittadini di Brancaccio e Porta Nuova. Sempre secondo l’ordinanza cautelare, sussistono gravi indizi, che dovranno essere successivamente confermati dagli ulteriori passaggi processuali, in ordine:
- a un sempre maggiore ricorso, da parte delle articolazioni di “cosa nostra”, ai traffici di stupefacenti, individuati quale valida opportunità per un adeguato sostentamento delle casse mafiose;
- all’operatività di una organizzazione criminale dedita al traffico di stupefacenti operante sotto il rigido controllo della famiglia mafiosa di Bagheria;
- all’esistenza di un asse di cooperazione, principalmente ascrivibile alle forniture, con il limitrofo mandamento di Brancaccio nonché con quello di Porta Nuova;
- alla gestione strutturale della piazza di spaccio bagherese, sviluppata in forma piramidale con il vertice ricadente all’interno del perimetro mafioso.
È obbligo rilevare che gli odierni indagati e destinatari delle misure cautelari, sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, pur gravemente, e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente solo dopo la emissione di una sentenza passata in giudicato, in ossequio ai principi costituzionali di presunzione di innocenza.