(DIRE) Roma, 16 Mar. – “Le intercettazioni rappresentano il punto di equilibrio tra esercizio del potere dello Stato e diritti di libertà del cittadino. Per queste ragioni è centrale il controllo sui requisiti di ammissibilità, da esercitare in modo rigoroso”.
Lo dice il vice presidente del Consiglio superiore della Magistratura, Fabio Pinelli, intervenendo al convegno ‘Le intercettaziomi: attualità e riforme’, organizzato da Area Democratica per la Giustizia, nell’Aula Giallombardo della Corte Suprema di Cassazione. “In tale ambito- sottolinea Pinelli- va tenuto presente che la legge prevede che si faccia ricorso alle intercettazioni solo quale ultimo intervento qualora altra investigativa non fosse sufficiente”. Secondo il vice presidente del Csm, poi, la divulgazione degli atti talora avviene senza che l’indagato abbia ancora potuto spiegare davanti al giudice il contesto e le sfumature delle conversazioni captate. “E’ un tema delicato perché- ha osservato- è più facile recuperare la libertà che la perdita di reputazione legata alla pubblicazione delle intercettazioni”.
E sull’utilizzo del trojan, Pinelli ha aggiunto: “La sovranità dello Stato non deve sfociare in controllo indiscriminato dei cittadini. Le limitazioni dell’utilizzo di uno strumento così invasivo ai soli delitti contro la criminalità organizzata mi sembra un punto di equilibrio ragionevole tra le opposte esigenze”. Pinelli ha concluso affermando: “E’ vero che senza le intercettazioni non si potrebbero scoprire alcuni reati; ma è altrettanto vero che, come disse Aharon Barak, giudice della Corte Suprema israeliana, ‘una democrazia matura deve avere il coraggio di combattere il crimine con una mano legata dietro la schiena’, senza cioè disporre di tutti gli strumenti che il potere può attivare, altrimenti al cittadino non resta più nulla”. (Red/ Dire) 17:48 16-03-23