Case green: approvazione odierna della direttiva in Commissione. Ma ancora l’iter è lungo

Passo decisivo per la direttiva sulle case green, ma l’approvazione odierna del provvedimento  in Commissione non consente l’entrata in vigore. L’iter  si prospetta ancora piuttosto lungo.

Agire  con priorità  su edifici  energivori
Classe energetica E entro il 2030 e classe energetica D entro il 2033. Il target di riqualificazione indicato per gli edifici residenziali nei prossimi anni è l’elemento caratterizzante della proposta di revisione approvata in  Commissione . L’indicazione della direttiva è di agire prioritariamente sul 15% degli edifici più energivori, che andranno così collocati nella classe energetica più bassa, la G.
Netto no di FDI:  L’efficientamento energetico degli edifici è un obiettivo condivisibile, ma non può essere perseguito sulla pelle dei cittadini. Il testo approvato oggi detta tempi irragionevoli, non tiene conto delle differenze tra i vari Stati membri e non fa chiarezza sugli stanziamenti previsti per sostenere questo percorso. In queste condizioni, si prospetta una vera e propria ‘patrimoniale mascherata’ ai danni dei cittadini che dovrebbero farsi carico di esborsi ingenti per ottemperare agli obblighi della direttiva. Il tutto ulteriormente peggiorato dal probabile aumento dei costi del materiale edilizio. Questo aggravio sarebbe ancora più pesante nel caso dell’Italia, che ha un patrimonio immobiliare di grande  valore e di notevole interesse storico e culturale. Per non parlare delle conseguenze rischiose per il sistema bancario e il deturpamento di luoghi attrattivi dal punto di vista turistico.

Deroghe e ampi margini per ogni Stato
C’è comunque ancora molta strada da fare per completare l’iter. Ma è possibile che si arrivi a soluzioni più morbide, con deroghe e ampi margini concessi ai singoli  Stati nazionali

Le novità previste:

No a riscaldamenti e caldaie a  gas e a combustibili fossili
La direttiva europea sulle performance energetiche degli edifici (Epbd), indica già per il 2024 il divieto di agevolazioni per l’installazione di caldaie alimentate a combustibili fossili. Proprio il tema delle caldaie torna in diversi passaggi del testo. Il principio, in linea con quanto già affermato da Bruxelles, è che sia per i nuovi edifici che per quelli esistenti in fase di ristrutturazione, a partire dal recepimento della direttiva, scatterà il divieto di utilizzare sistemi di riscaldamento a combustibili fossili. Soprattutto, le caldaie a gas.
In questi limiti, però, non rientrano i sistemi ibridi (come quelli costituiti da una caldaia a condensazione e da una pompa di calore) e le caldaie certificate per funzionare con combustibili rinnovabili (come il biometano o l’idrogeno).

Edifici nuovi
Nella direttiva si parla molto anche di edifici nuovi anticipando l’obbligo di realizzare edifici a zero emissioni (Zero energy buildings, Zeb). Già a partire da gennaio del 2026, l’obbligo scatterà per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà di enti pubblici. Negli altri casi la scadenza è il 2028.

Edifici non residenziali
Nel testo approvato dalla commissione gli edifici non residenziali e di proprietà pubblica dovranno raggiungere la classe E dal 2027 e la classe D dal 2030.

Energia solare
L’installazione di impianti a energia solare, dal recepimento della direttiva diventerà obbligatoria in tutti i nuovi edifici pubblici e i nuovi edifici non residenziali. Poi, entro il 31 dicembre 2026, l’obbligo scatterà su tutti gli edifici pubblici e sugli edifici non residenziali esistenti. E così via, fino al 31 dicembre 2032 quando l’obbligo scatterà per tutti gli edifici sottoposti a ristrutturazioni importanti.

I finanziamenti
Un lungo passaggio del testo approvato in commissione sollecita una struttura di sostegno finanziario efficace per consentire l’ attuazione pratica  degli interventi di ristrutturazione che, altrimenti, rischiano di restare solo sulla carta. Una struttura che potrebbe anche «includere la creazione di un Energy performance renovation fund», mettendo così al centro i fondi europei.

Miriam Sgrò

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