Appello di Papa Francesco per la pace in Ucraina a un anno dall’inizio del conflitto

foto di GNS

Mentre imperversa  la guerra in Ucraina, Papa Francesco denuncia l’insufficiente impegno mostrato  dai governanti del mondo per porre fine al conflitto e avviare negoziati di pace. Un Francesco  che con le sue parole incarna il sentire di tanta gente che questa guerra non la vuole e non l‘ha compresa. “Un anno dall’invasione dell’Ucraina, dall’inizio di questa disputa  assurda e crudele. Il bilancio di morti, feriti, profughi e sfollati, distruzioni, danni economici e sociali parla da sé. Potrà il Signore perdonare tanti crimini e tanta violenza? Egli è il Dio della pace”.

“Restiamo vicini al martoriato popolo ucraino, che continua a soffrire. E chiediamoci: è stato fatto tutto il possibile per fermare la guerra? Faccio appello a quanti hanno autorità sulle nazioni, perché si impegnino concretamente per porre fine al conflitto, per raggiungere il cessate il fuoco e avviare negoziati di pace.  Quella costruita sulle macerie non sarà mai una vera vittoria”.
Al giro di boa del primo anno di guerra si assiste a uno sforzo concentrato della Santa Sede per ripristinare la fiducia  tra chi si combatte  reciprocamente e per  convincere i leader di Russia, Cina e Stati Uniti che la pace sia migliore della guerra. Quanto all’Europa,  è  sempre meno in grado di far valere un ruolo di mediazione. Nel corso dell’anno il Papa e i suoi collaboratori più stretti hanno aggiornato, con innumerevoli interventi, la dottrina sociale della Chiesa alla luce del conflitto pericolosissimo in Ucraina, anticamera di una possibile terza guerra mondiale, non più frammentata, ma generale.
E tutte le energie di Francesco sono indirizzate a cercare di disinnescare la tentazione di escalation tra i belligeranti.
 Già ieri, monsignor Gallagher , l’esarca apostolico per i fedeli cattolici ucraini a Roma, aveva definito la guerra in Ucraina un “evento triste, al quale speravamo di non arrivare mai  e che mai avremmo voluto  sperimentare”. Durante la messa celebrata nella basilica di Sant’Andrea della Valle, Gallagher, senza giri di parole ha affermato: “Stiamo celebrando, non senza profondo dolore e sconcerto il primo anniversario dell’inizio di un conflitto che continua a protrarsi, e sembra un fatto impossibile per il XXI secolo. È raccapricciante  e la sofferenza che lo accompagna è inimmaginabile”. Gallagher ha invitato a guardare alla guerra non “alla luce delle notizie sempre più preoccupanti che arrivano dal fronte o  nella prospettiva degli scenari militari politici che si stanno  tracciando”, né degli sforzi diplomatici che sembrano incapaci di rompere il circolo vizioso delle violenze”, ma confrontandosi “con la Parola di Dio”.
Un confronto che papa Francesco continua a sollecitare per una conversione della Chiesa al suo interno, con l’obiettivo di accrescere la responsabilità comune dell’evangelizzazione.” E’ solo lo Spirito Santo il motore dell’evangelizzazione”. Un richiamo davvero importante per una Chiesa chiamata a preparare un sinodo mai prima celebrato con la partecipazione  di tutti i fedeli sparsi nel mondo. Ed è  in questo contesto  che  Francesco ha chiarito la differenza che deve esservi tra politica dei partiti e politica del Vangelo.
È molto triste vedere la Chiesa come se fosse un parlamento; la Chiesa è un’altra cosa. La Chiesa è la comunità di uomini e donne che credono e annunciano Gesù Cristo, mossi dallo Spirito Santo, non dalle proprie ragioni”.

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