Roma, 13 Feb. – Gli Stati Uniti avrebbero spinto il Fronte di liberazione del popolo tigrino (Tplf) a muovere “una sconsiderata” guerra contro il governo dell’Etiopia anche a seguito del cambio di scenario determinato dalla dichiarazione di pace siglata da Addis Abeba e da Asmara del 2018: a sostenerlo è il presidente dell’Eritrea Isaias Afewerki. L’occasione è stata un’intervista con due media locali, l’emittente di Stato Eri-Tv e l’emittente radiofonica Radio Dimtsi Hafash, i cui punti principali sono stati rilanciati dal ministero delle Informazioni.
Uno dei punti centrali del colloquio con il capo dello Stato, al potere dal 1993 e alla guida di un sistema politico monopartitico ritenuto una dittatura da numerosi osservatori internazionali, è stato il conflitto che si è svolto per due anni nella vicina regione etiope del Tigray e che ha visto il coinvolgimento delle forze armate eritree al fianco dell’esercito regolare di Addis Abeba.
Il conflitto è giunto al termine lo scorso novembre con la firma di un accordo per la cessazione permanente delle ostilità fra il Tplf e il governo etiope. Afewerki ha affermato che il conflitto “ha causato un’enorme perdita di vite umane poiché centinaia di migliaia di tigrini sono stati arruolati attraverso vari sotterfugi”. Secondo stime dell’Unione Africana, la guerra potrebbe aver provocato 600mila morti in tutto. La ricostruzione delle dinamiche del conflitto è resa complessa anche dalla sostanziale interdizione all’accesso nel Tigray agli organi di stampa e per la prolungata sospensione nell’erogazione dei servizi di base, telecomunicazioni comprese, imposte durante la guerra dal governo etiope.
Afewerki ha inoltre sostenuto che a contribuire allo scoppio della guerra è stata “l’ansia” generata negli Stati Uniti da due eventi: la rimozione dal potere del Tplf, per anni alla guida della coalizione di governo e secondo il presidente “a capo di un regime repressivo per 27 anni”, e poi la dichiarazione che lui stesso siglò nel 2018 ad Asmara con il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali.
Il documento ha messo nominalmente fine a una decennale disputa fra i due Paesi – anche degenerata in un aperto conflitto fra il 1998 e il 2000 – permettendo al premier etiope di ottenere il premier Nobel per la pace. Secondo il leader eritreo, accusato da diverse organizzazioni internazionale di guidare il Paese in modo dispotico, gli Stati Uniti avrebbero quindi spinto “il Tplf a intraprendere una guerra sconsiderata” e lo avrebbero poi costretto a firmare l’intesa con l’Etiopia, “messa a punto” da Washington con l’intento di “evitare la totale sconfitta militare delle truppe tigrine”.
Nonostante queste premesse, Afewerki si è detto pronto a sostenere l’accordo “se verrà messo in pratica in buona fede”. Uno dei punti dell’intesa implica il ritiro dal Tigray delle truppe eritreee, accusate da organizzazioni locali e internazionali di aver compiuto potenziali crimini contro l’umanità, così come altre parti belligeranti. Secondo alcune fonti i militari di Asmara avrebbero iniziato a lasciare la regione nelle scorse settimane, ma la loro presenza è ancora motivo di controversia. (Bri/ Dire) 16:05 13-02-23