Nella sala del Parlamento Europeo di via Quattro Novembre a Roma, si è tenuta la presentazione ufficiale del libro di Giuseppe Scopelliti “Io sono Libero”. Il racconto del periodo che, l’ex Sindaco di Reggio Calabria ed ex Presidente della Regione, politico di vertice della Destra e del Centrodestra nazionale ha vissuto da detenuto, era già stato diffuso ottenendo un ottimo successo tra la gente. Non c’era mai stata però una vera e propria presentazione con l’autore, tale che potesse spiegarne alcuni passaggi, emotivamente molto coinvolgenti e politicamente interessanti.
Così è avvenuto, con seduti a tavolo attorno all’autore: da un lato l’Onorevole Gianfranco Fini, la Giornalista Anna La Rosa della RAI, il Presidente dell’AIDI Andrea Pierleoni, il Direttore de l’Unità Piero Sansonetti e dal lato opposto Gemma Gesuladi Presidente dell’Associaizioe Brutium ed il Giornalista Francesco Verderami del Corriere della Sera. Professionisti di prestigio che hanno apprezzato e raccontato la vicenda letta nel libro di Giuseppe Scopelliti, uomo e politico che hanno conosciuto in momenti e per motivazioni differenti.
Tutti interventi molti interessanti e circostanziati che hanno fornito una lettura della vicenda simile ma da angolazioni ovviamente differenti. Concordi però nel rilevare una determinazione particolare, chiamiamola così, che parte della magistratura gli ha “dedicato”.
L’attenzione della sala, strapiena in ogni ordine di posto, però è stata focalizzata sugli interventi di Scopelliti, in quanto era in silenzio stampa da quasi 10 anni. Ascoltare il suo racconto della vita passata fra le mura della Casa Circondariale di Arghillà è stato molto toccante, soprattutto per chi lo conosce e ne ha sempre riconosciuto l’integrità morale e politica. Da ricordare che è stato uno dei pochi a dimettersi dal suo ruolo istituzionale per affrontare il processo da uomo libero.
La maniera in cui ha superato una “pena”, che da tantissimi è stata sempre ritenuta sovradimensionata in relazione al tipo di reato contestatogli, è stata esemplare. Quattro anni e sette mesi per un reato amministrativo sono un record (triste) per la giustizia italiana.
Ammirevole la sua forza interiore per allontanarsi dai suoi cari per un periodo così lungo e per sopportare il bombardamento mediatico ostile che ha subito, insieme alla sua famiglia. Non si augurerebbero nemmeno al peggiore dei nemici momenti così brutti; ma così lo hanno “trattato” quelli che avrebbero dovuto essere soltanto degli avversari politici.
Giuseppe racconta di quanto siano state importanti, in questi quattro anni e sette mesi, le attività giornaliere all’interno della struttura carceraria, per essere attivo e non cadere nell’inerzia.
L’importanza delle lettere degli amici, delle visite dei pochi che potevano andare, e la delusione per quelli che avrebbero potuto ma non ci sono voluti andare… Tante situazioni, aneddoti, tante persone conosciute che in lui hanno lasciato un segno.
Emozioni che hanno coinvolto gli intervenuti arrivati da tutte le zone d’Italia per ascoltare il racconto di una vicenda alla quale molti non sono ancora riusciti a darsi una spiegazione ragionevole.
Giuseppe Scopelliti, come lui stesso dice nel libro, ha vissuto questo periodo in uno stato di sospensione “un cimitero per i vivi” (cit), che però lo ha rafforzato nello spirito e nel carattere e CHI pensava di averlo sconfitto in realtà sarà rimasto molto male…
FMP