Dossier su qualità dell’aria: i capoluoghi calabresi rispettano i limiti di legge 

Il dossier “Mal’aria 2023” di Legambiente è lo studio sullo stato dell’inquinamento atmosferico dei capoluoghi di provincia basato sui dati ufficiali immagazzinati dalle centraline di monitoraggio installate nei diversi comuni. Il dossier Legambiente intitolato “Mal’aria 2022 edizione autunnale. Verso città – mobilità emissioni zero” – realizzato dall’associazione ambientalista nell’ambito della campagna Clean Cities – fa il punto su 10 mesi del 2022, mettendo in luce la qualità dell’aria di 13 città italiane poste al centro dell’analisi.
foto di GNS

Il 2022 per alcune città ha mostrato delle criticità acute , rappresentate dai giorni di sforamento del limite giornaliero per le polveri sottili ( PM10), stabilito in 35 giorni in un anno, durante i quali si è registrata una concentrazione media giornaliera di polveri superiore a 50 microgrammi/metro cubo, limite previsto dall’attuale normativa in vigore, ed ha altresì evidenziato criticità meno evidenti per ciò che concerne la media annuale degli elementi nocivi responsabili dell’inquinamento di tipo atmosferico, quali le polveri sottili (PM10 e PM2.5) e il biossido di azoto (NO2 ) prodotto dai motori diesel delle automobili e dalle navi.

I parametri stabilità dall’OMS
Nessuno dei grandi centri urbani italiani rispetta pienamente i valori suggeriti dall’OMS, ovvero:
15 microgrammi/metro cubo per il PM10;
5 microgrammi/metro cubo per il PM2.5;
10 microgrammi/ metro cubo) per l’NO2 (biossido di azoto).
Gli ultimi 10 anni hanno registrato comunque un generale miglioramento della qualità dell’aria rispetto al passato. Tuttavia, in molte città italiane il livello dei contaminanti atmosferici continua ad essere oltre la soglia  del limite consentito. Già il 2021 era stato un anno importante per la lotta all’inquinamento atmosferico. La revisione al ribasso dei valori limite delle concentrazioni di inquinanti atmosferici da parte dell’OMS è stato un passo importante nell’ottica del risanamento globale della qualità dell’aria.
A questi standard si è adeguata entro la fine del 2022 la nuova Direttiva Europea sulla qualità dell’aria. E le conseguenze per l’Italia saranno tutt’altro che leggere. Lo Stato Italiano, già condannato dalla Corte Europea di Giustizia per avere infranto i limiti di polveri sottili (PM10) tra il 2008 e il 2018, sarà suscettibile di nuove procedure d’infrazione e multe miliardarie, quando i nuovi limiti normativi sulla qualità dell’ aria diventeranno vincolanti per gli Stati membri.
L’inquinamento ambientale è anche un problema sanitario
Da sottolineare che l’inquinamento ambientale  sta assumendo sempre più i contorni di un problema sanitario. Dalle ultime rilevazioni dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) emergono ad esempio le pertinenze tra l’esposizione a fonti inquinanti e la morte prematura di 400mila morti nei 41 Paesi Europei, di cui solo 50-60mila in Italia. E non dimentichiamo che diversi studi hanno dimostrato una correlazione fra le elevate concentrazioni di particolato atmosferico e i picchi di contagio da SARS-COV-2.
La situazione in Italia
L’analisi condotta da Legambiente su 13 città capoluogo di regione e provincia evidenzia come la situazione sia in molti casi già abbastanza critica. I dati presi in esame nel report sono riferiti a polveri sottili (PM10 e PM2.5) e biossido di azoto (NO2), i 3 principali inquinanti delle aree urbane e anche i 3 principali marker marker che determinano la qualità dell’aria e l’insorgenza di patologie respiratorie. Per quanto riguarda il PM10, la media giornaliera di 50 microgrammi / metro cubo (µg/mc) per più di 35 giorni , è stata ampiamente superata da almeno 3 delle 13 città analizzate ovvero Torino, Milano e Padova con – rispettivamente – 69, 54 e 47 giornate di sforamento, mentre Genova è “maglia nera” per inquinamento da biossido d’azoto e per poter rientrare nei nuovi limiti normativi dovrà ridurre di oltre un terzo le emissioni entro il 2030.
La situazione in Calabria
“Nelle città calabresi la qualità dell’aria , sulla base dei dati disponibili, non presenta criticità importanti. Per il 2022 i capoluoghi calabresi rispettano i limiti di legge sia per le polveri sottili (PM10 e PM2.5) che per il biossido di Azoto (NO2).
Polveri sottili
In particolare, i parametri delle polveri sottili – PM2.5, molto pericolose per la salute umana, vedono tra le città virtuose Vibo, Reggio, Catanzaro e Crotone (4 μg/mc) che si trovano già sotto il limite di 10 μg/mc stabilito per il 2030. Anche Catanzaro e Crotone si trovano in linea con i limiti raccomandati dall’OMS (5 μg/mc). Solo alcuni valori di PM2.5 a Cosenza e PM10 a Crotone risultano essere superiori  rispetto ai nuovi obiettivi europei.
Biossido di azoto
Per quanto riguarda, invece, il biossido di azoto (NO2 )emerge che tutte le città calabresi sono sopra i limiti OMS, anche se tra le poche città italiane che in positivo si avvicinano al limite  stabilito, figurano Catanzaro (13 μg/mc), Reggio e Vibo (12 μg/mc), mentre Crotone risulta sopra i limiti. Occorre però sottolineare che si tratta di dati parziali , aggiornati solo fino a giugno 2022 per indisponibilità degli ulteriori dati ufficiali non presenti sul sito Arpacal.
Le conclusioni del Presidente di Legambiente Calabria 
Il report – afferma Anna Parretta, presidente di Legambiente Calabria – ci consegna dati tendenzialmente positivi, grazie anche ad un complesso di fattori tra i quali  rientrano le caratteristiche naturali dei territori e la carenza storica di un tessuto industriale inquinante. Tuttavia,  costituisce un segnale allarmante, soprattutto a fronte dei dati sul biossido di azoto che è  correlato al traffico veicolare, la circostanza che i dati ufficiali si fermino a giugno 2022, quando dovrebbe essere invece costantemente garantita la fruibilità e la trasparenza delle notizie sull’effettivo funzionamento delle centraline di monitoraggio. Appare evidente come tutti i soggetti coinvolti, a partire dalla Regione, debbano attivarsi per risolvere la problematica.
Miriam Sgrò

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