Sondaggio sulle agenzie di viaggio italiane: il 96,5% ha visto svanire o spostare prenotazioni per colpa del caos-passaporti, in media in fumo circa 13mila euro per agenzia. Rebecchi: “Disagio per la cittadinanza è diventato un danno per il turismo organizzato, accelerare risoluzione del problema”
Da disagio per la cittadinanza a danno per le imprese del turismo. L’ingorgo passaporti ha fatto saltare fino ad oggi circa 80mila viaggi organizzati, con circa 150 milioni di euro di mancate vendite per il sistema italiano delle agenzie di viaggio. È quanto emerge da un sondaggio condotto sulle agenzie di viaggio da Assoviaggi, l’associazione del turismo organizzato Confesercenti.
Quasi nessuna delle agenzie si è salvata: il 96,5% segnala problemi, e ha visto lievitare da poco più di due settimane a oltre cinque il tempo necessario per riuscire a fissare un appuntamento al fine del rilascio del passaporto nella propria provincia. Un caos che ha portato a disdette e mancate prenotazioni o rinvii a data da destinarsi da parte dei viaggiatori: il 39,7% delle imprese riporta di aver visto sfumare fino a 10 viaggi individuali o di gruppo, il 46,1% tra 10 e 30; ma c’è anche un 10,6%, che segnala di averne persi oltre 30. Complessivamente, ne sono saltati in media 7 per agenzia, per circa 13mila euro di vendite non effettuate.
“Si tratta, in primo luogo, di un disservizio per la cittadinanza: il passaporto non serve solo per andare in vacanza, ma anche per ricongiungimenti familiari, lavoro, per i figli che non lo possiedono. Insomma, non è solo una questione di business, ma anche di diritto alla libertà di movimento fuori dai confini europei. È però innegabile che il problema abbia un grave riflesso anche sul mondo del turismo organizzato, proprio nell’anno della ripartenza dopo il lungo stop imposto dalla pandemia dove l’Italia è stato l’ultimo paese d’Europa ad eliminare le restrizioni ai viaggi”, commenta il Presidente Nazionale di Assoviaggi Gianni Rebecchi.
“Le ragioni del caos attuale sono la somma di nuove richieste e di quelle ‘arretrate’ a causa del Covid. Adesso però occorre trovare una soluzione che non può essere quella degli Open Day, che inevitabilmente si trasformano in nuovi ingorghi. Occorre accelerare sugli investimenti tecnologici della P.A.: serve maggiore efficienza informatica che nel caso di documenti personali deve seguire l’esempio dell’anagrafe nazionale digitale, via maestra del miglioramento dei servizi ai cittadini in un Paese europeo”.