La diffamazione a mezzo social networks e i termini per proporre la querela

Quanto pubblicato sulle bacheche dei social network è considerato paragonabile a pubblicazioni diffuse a mezzo stampa e per questo  è soggetto a querele per diffamazione se i toni sono offensivi. Questo si sapeva già, ma adesso arriva la conferma dalla Cassazione.

Offendere sui social è diffamazione aggravata e diffamare sui social è reato; la sentenza della Cassazione prevede fino a tre anni di carcere

La Corte di Cassazione ha confermato e reso definitivo, con la sentenza 3453/23, la condanna a carico di un 46enne che ha scritto frasi offensive sulla bacheca di Facebook. Diffamazione aggravata, questo il reato, che «poggia sul principio per cui proprio la natura pubblica della bacheca ove le frasi sono pubblicate, permette di qualificare il fatto come reato, ai sensi dell‘art. 595, comma 3, cod. pen., poiché questa modalità di comunicazione ha potenzialmente la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone». In questi casi la condanna per chi diffama attraverso i social può arrivare fino a tre anni di reclusione.

La questione della individuazione dei termini per proporre la querela di diffamazione

Con la sentenza della Cassazione penale sez. V, 30/04/2021, (ud. 30/04/2021, dep. 09/06/2021), n.22787, la Suprema Corte aveva affermato che, in tema di diffamazione tramite internet, ai fini della individuazione del ” dies a quo” per la decorrenza del termine per proporre querela, occorreva fare riferimento, in assenza di prova contraria da parte della persona offesa, ad una data contestuale o temporalmente prossima a quella in cui la frase o l’immagine lesiva venivano immesse sul web, atteso che l’interessato avesse avuto notizia del fatto commesso mediante la rete, accedendo alla stessa direttamente o attraverso terzi che in tal modo ne erano venuti a conoscenza. Nella fattispecie concreta, la Corte aveva annullato con rinvio la sentenza impugnata per aver ritenuto intempestiva la querela, presentata dopo oltre quattro mesi dalla pubblicazione, di un post diffamatorio sulla base della sola dichiarazione della persona offesa che asseriva di non aver avuto per lungo tempo accesso ai social network.

Confermato il principio della tempestività dei termini di presentazione

Con sentenza numero 919/2023 depositata il 13/01/2023, la Suprema Corte – sezione terza penale – si è pronunciata sul tema della tempestività dei termini di presentazione della querela, sostenendo che nel caso in cui una persona investita da un post offensivo, pubblicato sulla piattaforma di un social network, intenda ottenere la punizione in sede penale dell’autore, colpevole della diffamazione commessa sui social network, deve presentare la querela entro tre mesi dalla pubblicazione del singolo post offensivo.

Miriam Sgrò

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