Valditara, stipendi più alti ai professori che stanno al Nord: è polemica

Stipendi degli insegnanti diversificati su base regionale: più alti dove il costo della vita è maggiore, e pagati anche grazie ai privati. L’idea è formulata direttamente dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara ed è subito polemica.  A distanza di ore arriva poi la precisazione: “Non ho mai parlato di compensi diversi fra Nord e Sud” ma resta il riferimento al diverso costo della vita.

Secondo il ministro “dobbiamo avere il coraggio di togliere istruzione e ricerca dai vincoli di Maastricht”.  Inoltre “chi vive e lavora in una regione d’Italia nella quale  più alto è il costo della vita dovrebbe avere  riconosciuta la possibilità  di guadagnare di più”. Ovvero stipendi più alti al Nord come effetto dell’autonomia differenziata.

Foto di Mediamodifier by Pixabay

Quanto al ruolo dei privati, il ragionamento parte dalla constatazione che alla scuola servono più fondi: “La scuola pubblica ha bisogno di nuove forme di finanziamento, anche per coprire gli stipendi dei professori che dovrebbero subire una differenziazione regionale. E per trovare nuovi introiti economici si potrebbe aprire ai finanziamenti privati”. Valditara parla di “nuove strade, anche sperimentali”, di sinergie “tra il sistema produttivo, la società civile e la scuola per finanziare l’istruzione,  che vanno ad aggiungersi allo sforzo del governo”. Davanti al rischio, ipotizzato dallo stesso ministro, di scuole e docenti del Nord con più risorse rispetto al Sud per via de tessuto industriale locale, Valditara propone un “fondo centralizzato ministeriale. Sarebbe una dote dalla quale attingere,  utile per tutti, che ci consenta con i fondi attratti per un liceo di Brescia di finanziarne anche uno a Palermo o un istituto professionale a Caserta”.

I favorevoli

L’idea di aumentare gli stipendi al personale scolastico che vive al Nord è definita “abbastanza sensata” dai presidi. “Molti docenti – sostiene Mario Rusconi a capo dei presidi di Anp di Roma – trovano posto di lavoro nelle regioni del Nord, ma non accettano l’ incarico a causa del costo della vita troppo elevato;  una misura quella avanzata dal ministro che dovrebbe essere estesa anche ad altri impiegati e non solo ai professori . È un problema il fatto che l’Italia abbia un’ economia con costi della vita molto diversi, in più chi lavora al nord affronta anche i costi legati al pendolarismo, perché almeno due volte al mese va a trovare la famiglia che si trova al Sud”.

I dirigenti poi si mostrano aperti all’idea di  assegnare un ruolo maggiore ai privati. “Già questo avviene in alcuni casi, ma le scuole hanno bisogno di fondi, le risorse a disposizione degli enti locali non sono molte. E le scuole dovrebbero ottenere il riconoscimento per statuto di Fondazioni per operare con celerità nello svolgimento dei lavori e al contempo ottenere un considerevole  risparmio nei costi”.

Chi si oppone

Il sì dei presidi resta una voce isolata. Le opposizioni  in Parlamento tuonano contro quella che viene definita un’iniziativa che spaccherebbe il Paese, creando nuove diseguaglianze.

‘Valditara getti la maschera e descriva a chi avesse ancora qualche dubbio il modello che vuole realizzare: la scuola delle disuguaglianze”, dicono i capigruppo del Movimento 5 Stelle in commissione Istruzione al Senato e alla Camera , Luca  Pirondini e Anna Laura Orrico. Secondo i pentastellati “garantire stipendi più alti al Nord perché il costo della vita è maggiore non ha nulla a che vedere con il merito, né tiene conto degli sforzi enormi che molti docenti mettono in campo in contesti disagiati, dove la scuola rappresenta il principale presidio democratico. Quanto allo spalancare le porte ai soldi dei privati tramite sponsorizzazioni, non può essere ritenuta una valida soluzione, inoltre appare inopportuno formulare questo tipo di richiese, le quali se  fossero attuate rischierebbero di aumentare il gap non solo tra Nord e Sud, ma anche tra centro e periferia e tra grandi e piccoli centri”.

Contraria all’idea di Valditara anche la Flc Cgil : “Ci riporta indietro di 50 anni, alle gabbie salariali. Semmai esiste un problema che riguarda tutto il personale della scuola e il ministro dovrebbe far finanziare il contratto collettivo che ora vede zero risorse. Il combinato disposto tra ingresso dei privati e disarticolazione del sistema contrattuale è la distruzione della scuola pubblica, la cosa peggiore che si possa fare”.

La replica di Valditara: “Contratto nazionale non in discussione”

Il ministro affida a una nota la precisazione su quanto detto. “Non è mai stato messo in discussione – si legge – il contratto nazionale del mondo della scuola, non ho mai parlato di compensi diversi fra Nord e Sud; ho solo riportato una problematica sollevata da alcune regioni riguardo al differente costo della vita nelle diverse città italiane. Insieme con sindacati e Regioni si ragionerà anche di questo aspetto, per cercare soluzioni adeguate in favore di docenti e personale scolastico”.

Miriam Sgrò

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