La pace fiscale tramite il saldo e stralcio e la rottamazione quater ha preso il via

Provvedimenti sacrosanti che tendono a supportare le imprese schiacciate dalla crisi generata dalla pandemia e dagli aumenti generalizzati dovuti all’aumento dell’energia e dei carburanti che si ripercuotono sulle spese di gestione e su quelle sulle materie prime.  Però, e c’è sempre un però nel nostro Paese, ci sono diverse criticità che, probabilmente, impediranno a molti imprenditori di aderire a queste agevolazioni o, pur aderendo, a non poter far fronte ai pagamenti stabiliti.
Infatti, le nuove norme prevedono che i debiti tributari, sgravati da sanzioni e interessi, vengano spalmati in soli cinque anni con 18 rate trimestrali. Non solo. Specificano anche che le prime due rate rate, quella di luglio e quella di novembre 2023 siano equivalenti, ognuna, al 10% del debito. In pratica in sole due rate il contribuente dovrà corrispondere il 20% dell’intero ammontare.
Diviene ovvio, quindi, che molte attività alle prese con decrementi dei fatturati e aumenti spropositati dei costi di gestione non riusciranno a far fronte a rate così alte.  Come al solito, al di là delle promesse sbandierate in campagna elettorale, la realtà si presenta ben diversa da quanto era stato prospettato.
 La verità, a mio parere, è che non c’è stato il coraggio di intervenire in maniera più incisiva così da dare una reale possibilità alle imprese di uscire da una impasse certamente non voluta e di cui non hanno alcuna responsabilità.
Sarebbe bastato poco: fatte salve le norme messe in campo, si sarebbe potuto, tra l’altro,  aumentare il periodo di rateazione a 10 anni invece che 5 evitando, inoltre, che le prime due rate fossero così gravose. Già questo avrebbe cambiato radicalmente prospettive e possibilità senza che lo Stato ci rimettesse nulla.
Ma la forza e la reale volontà di voltare pagina, mettere un punto sul passato e cambiare realmente il sistema fiscale sembra non ci siano state.  La montagna ha partorito, non dico un topolino, ma niente di più che una pantegana mentre ci sarebbe stato bisogno di un’animale ben più grosso e forte, il quale avrebbe potuto concretamente contribuire a trainare il sistema imprenditoriale fuori dalle secche di una crisi di cui, ancora, non si vede la fine.
Claudio Aloisio
Presidente Confesecenti Reggio Calabria

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