Mancano prove a carico della cronista e del suo sito Rappler
(DIRE) Roma, 18 Gen. – Giornalisti e attivisti per la libertà di stampa delle Filippine e nel resto del mondo hanno celebrato l’assoluzione dal reato di evasione fiscale di Maria Ressa, premio Nobel per la pace del 2020, e del suo portale di notizie Rappler, noto per le indagini sulle violenze commesse dal governo dell’ex presidente Rodrigo Duterte. Stando a quanto riportato dal quotidiano The Inquirer, una corte d’appello per i reati fiscali ha assolto “oltre ogni ragionevole dubbio” Ressa e la società Rappler Holdings Corporation da quattro accuse di evasione fiscale per “mancanze di prove”. La causa contro la cronista e il suo sito di notizie era stata presentata nel 2018 dal dipartimento di Giustizia dell’allora amministrazione Duterte. A Ressa e a Rappler veniva contestata la mancata dichiarazione di 162 milioni di pesos filippini, circa 2,7 milioni di euro, nell’emissioni di alcuni documenti fiscali che permettono di ricevere finanziamenti dall’estero senza violare la legge di Manila. Secondo Rappler, la transazione in questione aveva coinvolto le partnership con i gruppi North Base Media (Nbm), di base negli Stati Uniti, e Omidyar Network, società di investimenti “filantropica” con sede nelle Mauritius.
Ressa, in riferimento ad altri casi di detenzione molto discussi nelle Filippine, ha affermato che la sentenza “è un raggio di sole e speranza per quelli come la giornalista Frenchie Mae Cumpio, che inizia il suo quarto anno di prigione a Febbraio, e la senatrice Leila de Lima, che inizia anche il suo settimo anno di prigione a febbraio”. Il principale sindacato dei giornalisti delle Filippine, la National Union of Journalists of the Philippines (Nujp), ha definito la sentenza “una vittoria per i giornalisti e lo stato di diritto” e ha ribadito che “i casi contro Maria e Rappler illustrano il crescente uso della legge come rappresaglie e intimidazioni contro giornalisti e società civile”. Secondo l’International Center for Journalists (Icfj), il verdetto mostra che per il presidente Ferdinand Marcos Jr., eletto l’anno scorso, “è possibile mettere un punto alla vasta campagna di repressione dei media condotta dal suo predecessore”.
Icfj fa anche parte del comitato direttivo della campagna Hold the line, lanciata nel 2020 da 60 organizzazioni della società civile a sostegno di Ressa, che negli anni è stata sottoposta ad almeno altri tre procedimenti giudiziari oltre a quello che si è concluso oggi e anche condannata nel 2020 per “diffamazione informatica”. (Red/ Dire) 12:56 18-01-23