(DIRE) Roma, 11 Gen. – Come teorizzato da Zygmunt Bauman, viviamo in una società molto più dinamica e instabile rispetto a qualche anno fa, in cui le certezze e le sicurezze legate al mondo del lavoro non sono più così salde e spingono a sviluppare una certa resilienza di fronte al cambiamento degli ambienti sociali ed economici. La pandemia ci ha fatto riconsiderare le priorità e valutare aspetti legati alla salute fisica e mentale che prima forse davamo per scontati, concentrandoci maggiormente su aspetti più materiali o sugli incentivi economici nei nostri luoghi di lavoro.
Con l’arrivo del nuovo anno è normale iniziare ad individuare nuove sfide e opportunità per noi stessi, sia dal punto di vista personale che da quello lavorativo. In questo contesto, TherapyChat, piattaforma di psicologia online, ha individuato una serie di potenziali situazioni di sfida (o opportunità) che caratterizzeranno il mondo del lavoro in questo 2023. – Nuove esigenze lavorative. La tendenza sembra consolidarsi, con molte persone che lasciano il proprio lavoro e accettano nuovi impieghi più in linea con le loro priorità e obiettivi professionali, o che rispettano maggiormente il loro equilibrio tra vita privata e lavoro, salvaguardando la salute fisica, mentale ed emotiva.
Il trend della cosiddetta “great resignation” è arrivato anche in Italia nel corso dell’ultimo anno, con dati che mostrano come nel primo semestre 2022 oltre 1,1 milioni di lavoratori italiani abbiano già rassegnato le dimissioni. Nel 2023 si prevede che questa tendenza continui. L’approccio attuale funziona, sì, ma a quali condizioni?
Inoltre: – Flessibilità lavorativa e indipendenza. Diffuso dapprima nelle grandi aziende, si prevede che entro il 2023 si consoliderà il lavoro flessibile, in cui i dipendenti potranno usufruire di un numero minimo di giorni in cui potranno lavorare da casa e il resto in cui potranno recarsi in ufficio, mantenendo così un modello ibrido. Il prossimo passo nella ricerca della flessibilità del lavoro sarà la sperimentazione della settimana lavorativa di 4 giorni già avviata in alcune realtà.
Questa flessibilità costituisce anche uno strumento e una strategia per le aziende per attrarre e trattenere i talenti. È inoltre importante essere consapevoli del fatto che la Generazione Z è più indipendente in termini di rapporto con il lavoro e la sua libertà d’azione deve essere rispettata e incoraggiata per trattenerli e far emergere il loro pieno potenziale.
– Retribuzione emotiva. La retribuzione finanziaria non costituisce più una priorità esclusiva. Gli incentivi e i piani di assistenza specifici, come la salute fisica e quella mentale, l’alimentazione o i programmi sociali, relazionali e familiari, avranno un significato e un peso maggiori all’interno del contesto aziendale. In breve, sentire che la propria azienda si preoccupa, che si prende cura dei dipendenti e che vale la pena investire in essa in tempi di incertezza. Tuttavia, l’attenzione ai bisogni psicologici dei lavoratori nel loro complesso non deve essere utilizzata come giustificazione per un mancato aggiustamento del salario economico dove e quando necessario.
– Ambiente collaborativo e trasparente. Gli spazi, la tecnologia e la gestione delle risorse umane diventeranno sempre più collaborativi e trasparenti. Saranno promossi spazi comuni dove lo scambio di idee e l’apprendimento saranno una priorità a vantaggio di una maggiore creatività. I profili saranno analizzati a livello di competenze e soft skill di ciascun lavoratore per far emergere il loro pieno potenziale e farli crescere. In breve, sarà fondamentale sviluppare l’intelligenza collettiva dell’organizzazione. Inoltre, la trasparenza verrà apprezzata nei diversi processi e nella cultura organizzativa, così come nella politica salariale, che potrebbe rappresentare una tendenza al rialzo nel 2023.
– Competenze trasversali. In fase di selezione, le soft skill ricopriranno un ruolo sempre più centrale e ricercato nei candidati e potenziali dipendenti. A parità di formazione ed esperienza queste competenze, come l’intelligenza emotiva, l’empatia, la leadership e la risoluzione dei conflitti, tra le altre, faranno la differenza.
Infine: – Salute mentale al lavoro. Il dibattito sulla salute mentale sul posto di lavoro è stato aperto e discusso fin dalla pandemia, quando si è verificato uno spostamento delle priorità su questioni, quali la salute in generale, che prima potevano essere date per scontate. Intervenire in modo preventivo per evitare situazioni di burnout, così come l’attenzione al benessere emotivo e il supporto psicologico professionale agli stati di ansia o depressione saranno una priorità. Investire nella salute mentale significa aumentare la produttività e la soddisfazione dei dipendenti, motivo per il quale si continuerà a sentir parlare di terapia online e di servizi psicologici all’interno dei dipartimenti delle risorse umane.
Salute mentale e lavoro: come lo vivono gli italiani? Secondo un recente studio condotto da Ipsos in collaborazione con TherapyChat sullo stato emotivo degli italiani nel periodo post-pandemia, quasi la metà dei lavoratori (il 46%) sostiene che il proprio benessere psicologico è molto influenzato dalla condizione lavorativa. Più nello specifico, il 32% dichiara di aver provato più volte una sensazione di incertezza legata alle condizioni di lavoro, mentre il 28% afferma di essere spesso sotto stress a causa del proprio impiego.
Ciò che è interessante è il dato che emerge riguardo al sostegno psicologico in azienda: solo il 15% degli intervistati dichiara di avere a disposizione un servizio di aiuto sul posto di lavoro, e alla domanda sulla necessità di offrire questo tipo di assistenza in azienda, il 74% conferma di ritenerla estremamente utile. Il 2023, dunque, rappresenterà una grande occasione per i lavoratori così come per le aziende: i primi cercheranno di soddisfare le proprie esigenze personali all’interno del contesto lavorativo, ricercando, ad esempio, una maggiore flessibilità e una rinnovata attenzione alla salute mentale.
Le seconde dovranno saper intercettare tali richieste e inserirle all’interno della propria organizzazione interna, attuando politiche di welfare atte a migliorare il benessere dei dipendenti. (Com/Red/ Dire) 05:10 11-01-23