Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, hanno firmato a Bruxelles la terza Dichiarazione per la cooperazione congiunta Ue-Nato. Dopo quelle del 2016 e del 2018, l’Unione europea e l’Alleanza Atlantica (incontrandosi nel Quartier generale Nato a Bruxelles) hanno messo a punto le modalità attraverso le quali portare avanti la propria reciproca cooperazione.
“Il partenariato strategico Nato-Ue si fonda su valori condivisi, sulla nostra determinazione ad affrontare sfide comuni e sul nostro impegno inequivocabile a promuovere e salvaguardare la pace, la libertà e la prosperità nell’area euroatlantica.
“Oggi ci troviamo di fronte alla più grave minaccia alla sicurezza euroatlantica degli ultimi decenni”, si evince altresì nel documento con riferimento al conflitto scoppiato ormai quasi un anno fa in Ucraina, in seguito all’aggressione della Russia. Un atto che “viola il diritto internazionale e i principi della Carta delle Nazioni unite” e “mina la sicurezza e la stabilità europea e mondiale”. Il conflitto russo-ucraino “ha esacerbato una crisi alimentare ed energetica che colpisce miliardi di persone in tutto il mondo”. Per questo, si rende necessaria una più stretta cooperazione in ampi settori strategici, politici ed economici, anche al di là dello scontro in atto in territorio ucraino .
“Viviamo in un’era di crescente concorrenza strategica. La maggiore assertività e le politiche della Cina presentano sfide che dobbiamo affrontare. I conflitti persistenti, la fragilità e l’instabilità nel nostro vicinato europeo attentano alla nostra sicurezza e forniscono terreno fertile ai concorrenti strategici, nonché ai gruppi terroristici, per acquisire influenza, destabilizzare le società e costituire una minaccia per la nostra sicurezza”si legge poi nel testo.
“Il nostro partenariato strategico, che si rafforza reciprocamente, contribuisce a incrementare la sicurezza in Europa e oltre. La Nato e l’Ue svolgono ruoli complementari, coerenti e che si rafforzano reciprocamente nel sostenere la pace e la sicurezza internazionali. Mobiliteremo ulteriormente l’insieme combinato di strumenti a nostra disposizione, siano essi politici, economici o militari, per perseguire i nostri obiettivi comuni a vantaggio dei nostri cittadini”, è scritto ancora nella Dichiarazione .
E in tema di pace e sicurezza internazionali non poteva mancare il riferimento all’ aumento della produzione di armi. Il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, si è detto soddisfatto per la decisione di alcuni Paesi di fornire a Kiev nuovi tipi di veicoli armati, precisando che questi aiuti si aggiungono ai sistemi avanzati di difesa aerea, ai missili a lungo raggio e alle altre armi arrivate in questi mesi. “Ovviamente una volta esauriti i nostri stock c’è solo una soluzione a lungo termine da seguire: aumentare la produzione”.Sulle scorte di armi ha espresso la sua opinione anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: “Al momento stiamo lavorando con gli Stati membri a una task force congiunta con il Servizio europeo per l’azione esterna e l’Agenzia europea per la difesa al fine di comprendere quali siano le necessità per il rifornimento delle scorte” e per capire “di cosa ha bisogno l’industria per produrle, perché non basta la domanda, ci vuole anche l’offerta: questo sarà un ulteriore passo avanti per organizzare e armonizzare la risposta comune europea di difesa”.
Dal canto suo, il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu ha invece affermato che rientra tra i piani immediati di Mosca ampliare il suo arsenale e che la Russia non intende rinunciare alle sue armi. “Continueremo a sviluppare la triade nucleare [terrestre, navale e aerea] e a mantenerne la prontezza al combattimento, poiché lo scudo nucleare è stato e rimane il principale garante della sovranità e dell’integrità territoriale del nostro Stato”.
Anche il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov è tornato ad attaccare Kiev e l’Occidente definendo “incomprensibile” e “cinica” la loro risposta alla tregua proposta per le celebrazioni del Natale ortodosso.
Miriam Sgrò