Auto. Corsa a elettrico cala, ma in Italia 78% non vuole benzina e diesel

Pesano incognite internazionali, alta la fiducia verso concessionari

Foto di @jmexclusives by Pixabay

(DIRE) Milano, 9 Gen. – La mobilità globale è sempre più elettrica, ma con distinzioni a livello nazionale e con molte incognite legate allo scenario geopolitico, che tenderanno a rallentare la transizione ecologica del settore automotive. Intanto c’è un interesse crescente nei confronti della connettività a bordo di veicoli sempre più tecnologici e personalizzabili e più pazienza per tempistiche di consegna dilatate a causa delle interruzioni della supply chain globale.

Resta una grande fiducia verso le concessionarie e i rivenditori, mentre è ancora limitata la quota dei consumatori che pone al primo posto la relazione diretta con i brand o case produttrici al momento dell’acquisto. Sono alcuni degli elementi del Global Automotive Consumer Study 2023, lo studio globale che Deloitte conduce ogni anno su oltre 26.000 consumatori in 24 Paesi per fare luce sulle tendenze e variabili più rilevanti nella trasformazione del settore automotive.

“Come noto, l’industria automotive sta affrontando una delle fasi più complesse della propria storia, ma al tempo stesso continua ad evolvere e avanzare, cercando di trasformare le numerose sfide in nuove opportunità”, afferma Franco Orsogna, Automotive Leader di Deloitte Central Mediterranean, nel commentare i dati della ricerca.

“Anche l’edizione 2023 del Gags ci conferma come la strada verso il nuovo paradigma della mobilità elettrica sia ormai tracciata, sebbene i prezzi di listino ancora elevati rappresentino uno dei freni più importanti per la diffusione dei veicoli elettrici nel mercato”. Tuttavia, emerge il desiderio dei consumatori di ridurre i costi di rifornimento e utilizzo del veicolo, aspetto amplificato dai rincari energetici. I player del settore, a loro volta, per Deloitte devono puntare ad ottimizzare quanto più possibile i costi operativi e produttivi, facendo leva sulle efficienze e sulle economie derivanti sia dall’innovazione tecnologica sia dall’aumento della scala dimensionale.

Un elemento chiave della competitività futura sarà poi la capacità di cogliere nuove fonti di profitto dalla “data monetization” dei servizi a valore aggiunto per l’utente finale, ad esempio potenziando il livello di connettività, sicurezza e personalizzazione a bordo dei veicoli. In Italia si registra anche quest’anno una delle percentuali più alte in assoluto per i veicoli alternativi a benzina o diesel (ovvero ibridi o full-electric), che messi insieme salgono dal 69% al 78%, distaccando nettamente altri Paesi avanzati come Germania (49%), Cina (55%) o Corea del Sud (62%).

Tuttavia, per Deloitte la diffusione dei veicoli ecologici potrebbe essere sensibilmente rallentata dalle rinnovate preoccupazioni dei consumatori su molteplici aspetti: in primis l’accessibilità economica, l’autonomia delle batterie e le tempistiche di ricarica dei veicoli. “Case produttrici e istituzioni pubbliche dovranno unire le forze per affrontare queste complesse sfide e mantenere la rotta verso una mobilità a zero emissioni che, al tempo stesso, sia accessibile e sostenibile anche economicamente”.

Per scegliere tipologia e marca del veicolo, si guarda alla qualità complessiva del prodotto auto (in Italia per quasi due terzi dei rispondenti: 64% rispetto al 54% dei tedeschi e al 48% dei cinesi) e dalle funzionalità avanzate a bordo dei veicoli (45% rispetto a 32% e 31% per Germania e Cina), che si confermano in testa alla classifica dei fattori decisivi. Diminuisce invece la rilevanza dei tempi su disponibilità e consegna della vettura, complici anche i ritardi causati dai rallentamenti della supply-chain che, negli ultimi due anni, ha influenzato non solo l’offerta ma anche la domanda di mercato.

Un italiano su tre (33%) sarebbe disposto ad aspettare dalle 5 settimane in su, sebbene all’estero si rilevi una “pazienza” ancora maggiore (in Germania tale quota coinvolge quasi la metà: 47%, mentre in Giappone sale addirittura al 57%). Per la maggior parte degli intervistati nei diversi mercati, poi, ci si fida della propria concessionaria di vendita o di assistenza. Una tendenza risulta particolarmente marcata in Italia, dove soltanto il 14% dichiara di fidarsi principalmente del brand o casa produttrice (rispetto al 36% dei cinesi, al 27% degli statunitensi e al 24% dei tedeschi).

Anche nel report di quest’anno si mantiene elevato l’interesse dei consumatori per le funzionalità avanzate a bordo di veicoli sempre più connessi e digitalizzati. In Italia, i servizi più apprezzati sono quelli che forniscono aggiornamenti relativi alla manutenzione o stato di salute del veicolo (69%) e al miglioramento della sicurezza stradale (69%), seguiti dalla manutenzione predittiva e dagli update su traffico e congestione stradale (64%).

Ciò che cambia sono però le preferenze sulle specifiche modalità di pagamento per usufruire di questi servizi: la maggior parte degli intervistati predilige un costo basato sull’utilizzo effettivo (61%), seguito da un cost premium incluso nell’investimento d’acquisto iniziale (32%). Lo stesso ordine di preferenza si registra in Germania e Corea del Sud, mentre in Cina, India e Stati Uniti la preferenza è invertita. In tutti i Paesi risulta invece nettamente minoritaria la quota di chi sceglierebbe in primo luogo una modalità “in abbonamento” attraverso un canone mensile (in Italia solo il 7% rispetto al 16% della Germania o al 20% degli Stati Uniti). (Red/ Dire) 03:16 09-01-23

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