Crisi, rincari e Black Friday frenano la corsa agli acquisti
(DIRE) Roma, 3 Gen. – Come ad ogni inizio anno, ecco la stagione dei saldi. In alcune regioni (Sicilia e Basilicata) le vendite promozionali hanno preso il via il 2 Gennaio, in quasi tutto il resto d’Italia partiranno, invece, il 5 Gennaio. L’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori stima una stagione “magra” per i saldi invernali: appena il 24% delle famiglie approfitterà delle vendite promozionali. Dal confronto con lo scorso anno emerge una diminuzione del -13% dei nuclei familiari che si apprestano ad approfittare delle vendite promozionali.
La spesa media a famiglia sarà di 178,60 euro (il 3% in meno rispetto a gennaio 2022). Esiste, però, un forte divario: vi sono infatti famiglie che spenderanno cifre ben superiori a questa media, altre che non effettueranno alcun acquisto. A incidere sulla scarsa corsa agli acquisti non solo contribuiscono la crisi ed i rincari (l’Osservatorio Federconsumatori prevede nel 2023 una stangata di +2384,42 euro), ma anche il prolungato periodo di sconti avvenuti in occasione del Black Friday. Tra coloro che acquisteranno a saldo non manca chi ha “rimandato” qualche regalo di Natale al periodo di vendita promozionale, per acquistarlo a prezzi più vantaggiosi.
Chi ha intenzione di effettuare acquisti approfittando dei saldi deve comunque tenere a mente alcune regole e raccomandazioni importanti: il rischio di incorrere in un inganno purtroppo è sempre dietro l’angolo ed è diffusa la possibilità di imbattersi in promozioni decisamente poco vantaggiose. Qualche consiglio: PREZZI – L’articolo 15 del D.Lgs. n. 114/98 dispone che il cartellino debba indicare sia il prezzo “pieno” che quello ridotto nonché la percentuale di sconto. Per evitare che i potenziali clienti possano confondere la merce in saldo con gli altri articoli in vendita sarebbe inoltre utile separare negli espositori le due categorie di prodotto.
Lo sconto riportato sul cartellino è quello che l’esercente è tenuto ad applicare e perciò, se alla cassa venisse chiesto il pagamento di una cifra differente, è opportuno farlo subito presente al negoziante. Qualora si presentino difficoltà non esitare a rivolgersi alla Polizia Municipale. La normativa vigente obbliga gli esercizi commerciali a garantire ai clienti il pagamento tramite POS, quindi con carta di credito o bancomat. Nel caso in cui l’esercente non consenta tale opzione di pagamento, è possibile segnalare l’episodio alla Guardia di Finanza. In linea di massima è preferibile evitare di acquistare nei punti vendita che non espongano entrambi i prezzi (quello pieno e quello scontato) e la percentuale di sconto, nonché diffidare delle offerte eccessivamente vantaggiose (pari o superiori al 60%), dietro a cui potrebbe nascondersi un tentativo di truffa o un prodotto contraffatto.
PROVE E CAMBI – I punti vendita non sono tenuti per legge a permettere la prova dei capi di abbigliamento prima dell’acquisto così come, in assenza di vizi o difetti, il cambio del prodotto è rimesso alla discrezionalità del commerciante. Nel caso in cui il negoziante lo consenta, è sempre meglio provare l’articolo e, prima del pagamento, chiedere all’esercente termini e condizioni per l’eventuale possibilità di sostituzione. In generale consigliamo di diffidare di quegli esercizi che non consentono di provare i capi: potrebbe essere indice di poca trasparenza. È poi buona norma evitare di acquistare prodotti la cui etichetta non indichi, oltre alla composizione, anche le modalità di manutenzione: si eviteranno così spiacevoli incidenti nelle operazioni di lavaggio.
Inoltre: GARANZIE – Se da una parte il negoziante non è tenuto per legge a sostituire un prodotto integro, la situazione cambia radicalmente in caso di prodotto difettoso. Il D.Lgs. n. 24/2002 stabilisce un periodo di garanzia di due anni per i prodotti nuovi e di un anno per i beni usati, anche nel caso di merce acquistata a saldo: è quindi bene conservare lo scontrino (e possibilmente fotocopiarlo, considerando che le ricevute in carta chimica tendono a sbiadire dopo pochi mesi) per chiedere al negoziante la sostituzione del prodotto difettoso e che comunque presenti un vizio di conformità che ne pregiudichi l’utilizzo, emerso entro i 24 mesi dall’acquisto. In alternativa alla sostituzione è possibile usufruire della riparazione o richiedere una riduzione proporzionale del prezzo o ancora scegliere la risoluzione del contratto. Va precisato che l’opzione scelta non deve risultare eccessivamente onerosa o oggettivamente impossibile per il venditore.
Il bene deve essere conforme al contratto di vendita o comunque alle descrizioni rilasciate: nel caso in cui questo non avvenga, il cliente può chiedere il rimborso del prezzo pagato. Segnaliamo che anche la pubblicità deve rispondere a tale criterio. Qualora il venditore rifiuti di ottemperare ai propri doveri o venga richiesto il pagamento delle riparazioni adducendo la mancata copertura del difetto nel quadro della garanzia, ma tali dichiarazioni non risultino opportunamente dimostrabili, il consumatore potrà rivolgersi al Giudice di pace del Tribunale più vicino oppure chiedere assistenza ad uno sportello Federconsumatori. Al fine di evitare equivoci, è opportuno tenere presente che gli impegni assunti dal produttore, cioè le garanzie convenzionali, sono vincolanti per il produttore stesso, ma non sostituiscono la garanzia legale; quindi, riparazioni e sostituzioni devono essere richiesti direttamente al negoziante: sarà poi quest’ultimo, in presenza di garanzia convenzionale, ad indirizzare eventualmente il cliente al servizio assistenza del produttore.
Infine: ACQUISTI ONLINE – A differenza di quanto accade per gli acquisti effettuati direttamente nei negozi, nel caso dello shopping online non è sempre possibile consultare tutte le informazioni relative al prodotto. È pertanto opportuno controllare con attenzione la completezza e l’esaustività della descrizione e la buona qualità delle immagini disponibili per inquadrare il prodotto nel suo complesso. Proprio tenendo in considerazione l’impossibilità di verificare fisicamente le condizioni e la qualità dei prodotti, il Codice del Consumo prevede particolari tutele per gli acquisti online e a distanza: è il caso ad esempio del diritto di recesso, qui previsto, che invece, come già precisato, non sussiste per gli articoli comprati nei locali commerciali.
L’utente ha 14 giorni di tempo a partire dal momento della consegna per restituire il prodotto e richiedere il rimborso totale dell’importo pagato. Ad ogni modo è preferibile consultare sul sito scelto le indicazioni relative al diritto di recesso. Nel caso in cui l’acquisto non avvenga dal sito dell’azienda ma attraverso un’altra piattaforma, è necessario verificare l’affidabilità dell’intermediario e la provenienza della merce. Per garantire la sicurezza dei pagamenti, siano essi effettuati tramite carta di credito, carta di debito, bonifico o altri mezzi, è importante utilizzare una connessione protetta, controllare che l’indirizzo del sito web sia preceduto da HTTPS (e non da HTTP) e verificare la presenza dell’immagine di un lucchetto, in basso a destra nella pagina della transazione. Ricordiamo infine che tutti i siti sono tenuti a riportare l’informativa sulla privacy e sul trattamento dei dati personali. (Com/Red/ Dire) 05:10 03-01-23