Deforestazione sta raggiungendo il punto di non ritorno
(DIRE) Roma, 29 Nov. – In Amazzonia la deforestazione sta raggiungendo il punto di non ritorno: il 18% della foresta amazzonica è stato completamente perso e un ulteriore 17% è degradato, e il Giaguaro rischia l’estinzione. Lancia l’allarme il WWF nella ‘Giornata mondiale del giaguaro’ che cade oggi. Secondo il ‘Living Amazon Report’ del WWF la continua perdita della foresta amazzonica avrebbe ripercussioni sul sostentamento di circa 47 milioni di persone, metterebbe a repentaglio la sicurezza alimentare e renderebbe impossibile mantenere il riscaldamento del pianeta al di sotto di 1,5 gradi. L’associazione del Panda sollecita quindi uno sforzo globale per proteggere l’80% della foresta e renderla ecologicamente sana.
L’Amazzonia è “un sistema naturale che come pochi altri svolge un ruolo fondamentale per il funzionamento della biosfera, consentendo la vita per come la conosciamo”, avverte il WWF. Un sistema che è oggi ai limiti del collasso a causa dell’uomo. Si tratta di 6,7 milioni di km2 che comprendono il più grande complesso di foreste e fiumi del mondo, ospitando circa il 10% della biodiversità mondiale. Nonostante il gruppo di esperti scientifici per l’Amazzonia (Science Panel for the Amazon- SPA) abbia già avvertito, durante la COP26, che l’Amazzonia si trovava di fronte a un punto di non ritorno, “a un anno di distanza la deforestazione sta ancora accelerando anziché diminuire”.
Dato confermato dall’INPE (Instituto Nacional de Pesquisas Espaciais), l’agenzia brasiliana incaricata di monitorare la deforestazione, che afferma che “la deforestazione nella prima metà del 2022 è stata la più alta registrata dal 2016”, suggerendo che sarà “il quarto anno consecutivo di livelli record di deforestazione in Brasile”. Durante la COP27 appena conclus il WWF ha pubblicato il ‘Living Amazon Report’ per comunicare lo stato dell’Amazzonia e invitare l’umanità a riconoscere la ricchezza della natura, i suoi servizi ecosistemici e come tutto sia interconnesso, per ispirare l’azione oltre i confini dei Paesi e agire con urgenza per salvarla.
Il ‘Living Amazon Report’ del WWF sostiene che le minacce dell’Amazzonia devono essere fermate attraverso misure urgenti con l’obiettivo di proteggerne l’80% entro il 2025. Basandosi sulle ultime ricerche disponibili, il Report dimostra che, senza un’azione immediata, la foresta amazzonica potrebbe raggiungere un punto di non ritorno, con gravi conseguenze per il sostentamento dei 47 milioni di persone che vivono nell’area (511 gruppi di popolazioni indigene), per il 10% della biodiversità del pianeta e per il cambiamento climatico. A grave rischio sarebbero anche alcune specie iconiche come il giaguaro. Dal Report risulta che il 18% delle foreste amazzoniche è stato convertito ad altri usi e un ulteriore 17% è altamente degradato, principalmente a causa dell’espansione dell’agricoltura e dell’allevamento di bestiame, nonché dell’accaparramento di terre e della speculazione.
La perdita di foreste è anche associata al disboscamento insostenibile e illegale, agli incendi incontrollati e alle infrastrutture mal pianificate. Il report avverte inoltre che l’obiettivo di contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi non potrà essere raggiunto se la foresta amazzonica andrà persa. Il carbonio immagazzinato per secoli in Amazzonia verrebbe infatti rilasciato a un ritmo accelerato a causa della deforestazione, degli incendi – intensificati dal cambiamento climatico – e delle attività produttive non sostenibili.
Il più grande felino delle Americhe nonché una delle specie più emblematiche dell’Amazzonia, il giaguaro, ha bisogno di grandi aree di territorio per soddisfare i suoi bisogni essenziali; per questo la distruzione dell’habitat è una delle principali minacce alla sua sopravvivenza. Il Giaguaro (Panthera Onca) ha visto ridursi negli ultimi anni il suo areale di più del 50%. Ma questa è solo la punta dell’iceberg: a minacciare la sopravvivenza di questo straordinario felino, presente in 18 Paesi tra America centrale e settentrionale, è anche la persecuzione diretta da parte dell’uomo.
Il commercio illegale di fauna selvatica è responsabile di migliaia di esemplari uccisi ogni anno. Inoltre, con l’aumento delle predazioni di bestiame domestico da parte di giaguari affamati per la progressiva scomparsa delle loro prede, si stanno inasprendo purtroppo i conflitti con le comunità locali. Il WWF ha da sempre intrapreso campagne a scala locale o regionale per la conservazione di questa specie iconica, ma i soli 170.000 individui rimasti ad oggi in natura e il trend negativo della popolazione richiede, oggi, un’azione a livello internazionale.
“L’Amazzonia sta iniziando a mostrare segni di avvicinamento a un punto di non ritorno: le stagioni stanno cambiando, l’acqua di superficie si sta perdendo, i fiumi sono sempre più disconnessi e inquinati e le foreste sono sottoposte a un’immensa pressione a causa della deforestazione e degli incendi. Tutto ciò potrebbe portare a cambiamenti irreversibili nel prossimo futuro, con la conseguente perdita di uno dei pilastri della stabilità planetaria in termini di clima e biodiversità, nonché di insostituibili baluardi della diversità culturale e delle conoscenze ancestrali”, afferma Isabella Pratesi, direttore di Conservazione del WWF Italia.
La perdita dell’Amazzonia “modificherebbe drasticamente le caratteristiche climatiche del Sud America, incidendo sulla sicurezza alimentare dell’intera regione e intensificando gli effetti nocivi del cambiamento climatico, che in ultima analisi si ripercuoterebbero sull’intero pianeta- conclude Pratesi- L’obiettivo comune di contenere il riscaldamento della Terra entro 1,5 gradi rispetto al periodo pre-industriale non potrà essere raggiunto se questo bioma viene perso, data l’immensa quantità di CO2 che immagazzina”. (Com/Ran/ Dire) 09:00 29-11-22