Il 21 e il 22 Novembre 2022, durante la visita ufficiale del Presidente dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev in Francia, su invito del Presidente francese Emmanuel Macron, i capi dei due Stati hanno inaugurato due grandi mostre: “Gli splendori delle oasi dell’Uzbekistan. Al crocevia delle rotte carovaniere” al Louvre e “La strada per Samarcanda. Miracoli di Seta e Oro” presso l’Istituto del mondo arabo.
Entrambe le mostre sono dedicate alla storia e alla cultura dell’Uzbekistan. La mostra al Louvre copre i secoli V e VI a.C. fino al regno dei Timuridi, all’Istituto del mondo arabo sono presenti reperti della metà del XIX e del XX secolo, nonché dipinti dell’avanguardia del Turkestan dalla collezione dei musei statali dell’Uzbekistan.
Tutto ha avuto inizio nell’Ottobre 2018 quando il presidente dell’Uzbekistan Shavkat Mirziyoyev ha effettuato per la prima volta una visita ufficiale in Francia. Nell’ambito del programma culturale si è svolta una visita al Louvre. A quel tempo, l’idea di tenere una mostra su larga scala nel museo, dedicata al ricco patrimonio storico e culturale dell’Uzbekistan, stava già prendendo forma e il Capo dello Stato Mirziyoyev l’aveva sostenuta con molto entusiasmo. Precedentemente ci sono stati importanti avvenimenti che hanno portato all’apertura delle mostre a Parigi: nel 2009, l’archeologo e ricercatore Rocco Rante ha condotto una missione archeologica a Bukhara in collaborazione con il team dell’Istituto di archeologia di Samarcanda dell’Accademia delle scienze della Repubblica dell’Uzbekistan guidato da Jamal Mirzaakhmedov e successivamente da Abdisabur Raimkulov. Nel 2011, Rante ha invitato Henri Loyrette, l’ex direttore del Louvre, in Uzbekistan. Dopo aver valutato il materiale storico disponibile, si decise di iniziare a progettare una possibile mostra, l’idea si è concretizzata nel 2017. Qualche tempo dopo, nella regione di Samarcanda, durante altri scavi, condotti anche in collaborazione con specialisti francesi, ci fu una grande scoperta mondiale, un pannello intagliato zoroastriano unico. Si presume che nel sito degli scavi si trovasse il palazzo di campagna dei sovrani dell’epoca preislamica (fino all’VIII secolo) e, secondo gli scienziati, il pannello adornava la grande sala dell’edificio dove il sovrano sedeva sul trono. In seguito, sono state fatte altre scoperte mondiali, reperti unici e molto preziosi dal punto di vista storico e culturale.
La Fondazione per lo sviluppo dell’arte e della cultura dell’Uzbekistan, rappresentata dal direttore esecutivo Gayane Umerova, e il Museo del Louvre hanno firmato un accordo di partenariato e sono iniziati i lavori preparatori, guidati dal vicepresidente del Consiglio della Fondazione Saida Mirziyoyeva. La mostra al Louvre doveva tenersi nel 2020-2021, ma per via del COVID-19 è stata rinviata al 2022. Durante questo periodo, si è pensato che sarebbe stato più logico presentare un’escursione non solo nella storia antica dell’Uzbekistan, che termina con il XV secolo, ma anche raccontare i periodi successivi fino ai tempi moderni, per una rappresentazione più completa. Sulla base di ciò, si è deciso di tenere due mostre: una al Louvre e la seconda all’Istituto del mondo arabo.
Un lungo percorso di quattro anni nel quale è stata creata una commissione speciale per preparare entrambe le mostre guidata dal Primo Ministro della Repubblica dell’Uzbekistan, formata dal Direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte dell’Accademia delle Scienze della Repubblica dell’Uzbekistan e il consulente del progetto Shokir Pidayev, dal Direttore del Centro per la Civiltà Islamica Shoazim Minovarov, da ministri , scienziati, archeologi, nonché direttori e curatori di musei che potevano fornire opere storiche importanti. Sono seguiti i lavori di restauro di più di 70 oggetti da parte di un team composto da più di 40 restauratori di carta, legno, metallo, scultura, vetro e pittura murale dalla Francia e dall’Uzbekistan, tra cui Marina Reutova, Kamoliddin Mahkamov, Shukhrat Pulatov, Christine Parisel, Olivier Tavoso, Delphine Lefebvre, Geraldine Frey, Axel Delau, Anne Liege e molti altri.
Particolarmente difficile e interessante è stato il restauro e la conservazione delle pagine del Corano Kattalangar dell’VIII secolo. Questo Corano ha un enorme significato religioso per l’Islam e i musulmani ed è uno dei valori che costituiscono il patrimonio culturale e storico di tutta l’umanità.
I lavori di restauro sono durati tre anni e sono stati resi possibili in gran parte grazie al supporto personale di Saida Mirziyoyeva, che allora ricopriva la carica di vicedirettore dell’Agenzia per l’informazione e le comunicazioni di massa. Inizialmente, si prevedeva di ripristinare solo 2 pagine, ed è stata Saida Shavkatovna a insistere per ripristinare tutte le 13 pagine. La Biblioteca nazionale dell’Uzbekistan intitolata ad Alisher Navoi, la Fondazione per lo sviluppo dell’arte e della cultura del Ministero della cultura della Repubblica dell’Uzbekistan e il Consiglio musulmano dell’Uzbekistan sono stati coinvolti nel restauro di questo documento unico. I lavori sono stati eseguiti dai restauratori del Museo del Louvre Axel Delau e Aurelia Streri.
La mostra “Gli splendori delle oasi dell’Uzbekistan. Al crocevia delle rotte carovaniere” copre il periodo che va dal V-VI secolo a.C. all’era dei Timuridi, raccontando la storia della Grande Via della Seta, che attraversava la parte meridionale dell’attuale Uzbekistan. Presenta oggetti di arte monumentale, dipinti murali, dettagli scolpiti di palazzi, oggetti di arti e mestieri e molto altro. Comprende 169 reperti museali, in particolare 138 oggetti provenienti da 16 musei della Repubblica dell’Uzbekistan, nonché 31 reperti provenienti dai principali musei del mondo. Tra questi ci sono il Museo del Louvre, la Biblioteca Nazionale di Francia, il British Museum e la British Library, il Victoria and Albert Museum di Londra, il Gabinetto delle Medaglie di Parigi, il Museo Guimet e la Biblioteca Universitaria di Lingue e Civiltà di Parigi (BULAC) e la Fondazione Calouste Gulbenkian di Lisbona. I curatori della mostra sono Yannick Lintz e Rocco Rante.
Come ha dichiarato Saida Mirziyoyeva: “l’Uzbekistan è sempre stato un luogo di scambio culturale e commerciale, e la Grande Via della Seta è diventata, in un certo senso, il primo progetto economico globale. Coprendo circa duemila anni, la mostra al Louvre fornirà una visione sfaccettata della cultura di varie civiltà che esistevano sul territorio dell’attuale Uzbekistan, oltre a mostrare il patrimonio unico del Paese nel contesto culturale globale, che è uno dei nostri compiti principali”.
A sua volta, Rocco Rante ha osservato che la mostra ha due obiettivi principali, in primo luogo è mostrare la civiltà e la cultura dell’Asia centrale in Europa e Parigi è il posto migliore perché qui si trova uno dei principali musei del mondo: il Louvre. Il secondo obiettivo è mostrare lo stretto legame storico tra l’Asia centrale e l’Europa che hanno molti momenti storici comuni. Inoltre, la mostra ha un significato educativo per le società europee e francesi per conoscere meglio l’Asia centrale. Dopotutto, la sua cultura occupa un posto importante nella civiltà umana ed è ricca di personaggi storici significativi. Rante ha anche aggiunto che la mostra al Louvre non avrà eguali per i prossimi 30-40 anni.
Oltre al Katta Langar Quran, reperti particolarmente unici includono un pannello di legno carbonizzato proveniente dall’insediamento di Kafir-Kala, una statua del Buddha “Portatore di ghirlande” (I secolo a.C. – I secolo d.C.), la testa di un principe Kushan durante l’insediamento di Dalverzin-Tepe (I-II secolo), il famoso dipinto murale del VII secolo, raffigurante una scena di caccia, del periodo di Varakhsha nella regione di Bukhara, una copia del libro di Marco Polo del XIV secolo sui suoi viaggi in Asia. Negli ultimi tre anni sono state effettuate altre scoperte archeologiche, nonché importanti lavori di restauro; quindi, parte dell’esposizione sarà mostrata al pubblico per la prima volta.
La mostra “La strada per Samarcanda. Miracoli di Seta e Oro” è composta da oltre 300 reperti provenienti da 9 musei della Repubblica dell’Uzbekistan, comprende oggetti di arte applicata, che sono elementi importanti dell’identità e della diversità uzbeka. I visitatori possono ammirare campioni di tessuti nazionali, costumi, cappelli, gioielli del XIX e metà del XX secolo, chapan ricamati in oro dell’era dell’Emirato di Bukhara, i tobelik, copricapo tradizionale da donna del Karakalpak dei secoli XVII-XVIII a forma cilindrica, assemblato da lastre d’argento con inserti di corallo e turchese. Si ritiene che servisse come decorazione aggiuntiva, una specie di corona, che veniva indossata su un saukele, un copricapo da sposa. I Kimeshek, copricapo nazionale femminile che copre completamente la testa, mentre il volto rimane scoperto, sembra un cappuccio. Le donne sposate indossavano kimeshek di colori specifici, sottolineando così il loro status. Tappeti e molto altro, realizzati con varie tecniche.
L’attenzione dei visitatori sarà attratta dagli arebek, piccoli anelli d’oro indossati sull’ala destra del naso dalle giovani donne Karakalpak, decorati con riccioli a spirale, piccole perle di turchese e corallo. Queste decorazioni non si trovano da nessun’altra parte del territorio dell’Uzbekistan. Possono essere riconosciuti come un analogo del piercing moderno.
La mostra presenta anche 23 dipinti, tra cui opere dell’avanguardia del Turkestan dalla collezione del Museo statale delle arti della Repubblica del Karakalpakstan intitolato a I. V. Savitsky a Nukus. Tra il 1917 e il 1932, il Turkestan era una destinazione geografica particolarmente popolare tra gli artisti d’avanguardia russi. All’epoca in cui Matisse stava scoprendo il Marocco, gli artisti d’avanguardia alla ricerca del “colore locale” trovarono una fonte di ispirazione unica nella ricchezza dei paesaggi, forme e volti dell’Asia centrale. Tra i dipinti selezionati ci sono dipinti di Ural Tansikbayev, Victor Ufimtsev, Nadejda Kashina, Alexander Volkov, Alexei Isupov e molti altri. Tutti i dipinti sono ispirati e uniti da un tema: l’Oriente e il suo colore. Quindi, dopo aver visto, ad esempio, l’opera di Nikolai Karakhan “Casa da tè vicino alla casa sotto gli olmi”, lo spettatore può immediatamente capire come si vestivano le persone di quel tempo e come si riposavano, il loro modo di vivere e la natura circostante. Un dipinto molto interessante è quello di Victor Ufimtsev “Motivo orientale”, l’artista originario della Siberia, man mano che conobbe l’Asia centrale imparò gradualmente l’arte tradizionale dell’Islam. Quest’opera è una libera stilizzazione modernista di una miniatura musulmana, che riproduce la classica scena del banchetto. Il dipinto raffigura due donne in riposo, verso le quali si sta muovendo un uomo con un vaso, lo spettatore occidentale, guardando questa tela, può apprezzare quanto alto sia sempre stato il rispetto per le donne in Oriente.
L’intera collezione nel suo insieme, presentata dal Museo Savitsky, ha lo scopo di rivelare tutta la diversità, l’originalità e il fascino della cultura orientale e dell’Uzbekistan in particolare. Ed è molto simbolico che è presentata dall’Istituto del mondo arabo, situato nella famosa capitale europea. Ciò dimostra ancora una volta che l’Occidente e l’Oriente possono perfettamente coesistere e arricchirsi a vicenda.
Uno dei curatori della mostra, il capo della casa editrice francese Assouline Publishing, Yaffa Assouline, e il fotografo Laziz Hamani, hanno fornito un grande aiuto nella creazione dell’esposizione. Per tre anni hanno viaggiato nello Stato per cercare e raccogliere pubblicazioni sull’Uzbekistan.
La maggior parte dei reperti non sono presenti nella mostra, ma si potranno contemplare sotto una nuova luce e prospettiva, in 3D, e questa è un’esperienza senza precedenti.
Tutte le regioni dell’Uzbekistan vengono presentate ciascuna con le proprie differenze e caratteristiche nella lavorazione delle opere, dalle scuole alle tecniche per la produzione di prodotti.
Come ha spiegato Gayane Umerova: “la partnership con l’Istituto del mondo arabo permette di esplorare più a fondo il contesto culturale dell’Uzbekistan e sottolineare il significato e la ricchezza del suo patrimonio nazionale. La Fondazione per lo sviluppo dell’arte e della cultura attribuisce grande importanza alla mostra, poiché una delle sue importanti missioni è quella di aumentare la consapevolezza della storia e del patrimonio culturale dell’Uzbekistan su scala globale. Si prevede che la mostra sarà di interesse per una vasta gamma di persone che amano l’arte, l’artigianato e la storia della regione. Certamente, questo progetto, creato con successo insieme all’Istituto del mondo arabo, servirà a sviluppare ulteriormente la comprensione reciproca e la cooperazione tra le persone”.
Alla cerimonia di apertura della mostra è stato presentato lo spettacolo di balletto “Lazgi – Dance of Soul and Love” del coreografo tedesco Raimondo Rebeck. La danza Khorezmian Lazgi ha più di 3000 anni, ed è inclusa nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO.
Il territorio della Via della Seta contiene tracce e tesori di un numero enorme di civiltà ed etnie che rappresentano un’ampia varietà di culture e modi di vivere. Questo è un luogo di intersezione di molte rotte commerciali, scambio tra Oriente e Occidente, stili di vita nomadi e sedentari, sintesi di culture di varie civiltà: iraniane, ellenistiche, turche, cinesi, indiane, arabe musulmane, mongole e altre. Le mostre presentate dall’Uzbekistan a Parigi consentiranno a milioni di persone, provenienti da tutto il mondo, di vedere con i propri occhi i manufatti di questa grande storia.
Gli esperti ritengono che queste mostre saranno molto efficaci, perché la cooperazione in una cultura fa conoscere molto rapidamente il Paese e le persone al mondo. Sessanta milioni di turisti visitano la Francia all’anno, più di dieci milioni di persone visitano il Louvre. Il fatto che l’Uzbekistan è rappresentato in una mostra così ampia farà conoscere di più questo Paese, aumenterà l’interesse per esso, per la sua cultura e la sua storia. Ne conseguirà una grande pubblicità per lo sviluppo del turismo. Le persone migliori si conoscono attraverso le mostre, la reciproca comunicazione e fiducia, e la fiducia apre le porte ad altri ambiti di cooperazione.
comunicato stampa – Ufficio Stampa Gisella Peana Communication