(DIRE) Roma, 25 Nov. – Abusi fisici, verbali, procedure mediche non ‘concordate’ ma imposte, mancanza di riservatezza: sono questi alcuni esempi di violenza che possono consumarsi in una sala parto e che sempre più donne raccontano. Così il momento più intenso e importante della vita di una donna può trasformarsi in un lungo incubo, minare persino il rapporto con il proprio figlio e dare origine ad una scia di effetti negativi che possono arrivare a generare depressione, rifiuto del bambino o del partner. In occasione del 25 Novembre, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne l’agenzia di stampa Dire parla di ‘violenza ostetrica’ con Michela Francia, psicoterapeuta e responsabile del Servizio di Psicologia Ospedaliera di ‘Città di Lecce Hospital’.
VIOLENZA OSTETRICA: LE RICADUTE NELLA VITA DELLA DONNA “Per violenza ostetrica e ginecologica- spiega alla Dire la dottoressa Francia- si intende un insieme di abusi, maltrattamenti fisici o psicologici e verbali perpetrati da tutte le figure professionali che si possono interfacciare con la partoriente: a partire dal percorso nascita, durante il parto o post partum. Una violenza che può essere compiuta non solo dall’ostetrica ma da tutte le figure che entrano in gioco al momento del parto che invece dovrebbe essere vissuta come un’esperienza unica e coinvolgente sia per la mamma che per la coppia ma che a volte può trasformarsi in un trauma. Va detto però che rispetto al passato oggi si ha maggiore consapevolezza sul tema tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ne ha sottolineato l’importanza. Nel nostro Paese la sensibilità sul tema c’è, infatti è attivo un Osservatorio Specifico. In ogni caso le ripercussioni possono essere importanti e attivare paura, ansia, e percezione di fallimento che in casi più estremi possono portare al rifiuto del nascituro”
L’ESPERIENZA DOLOROSA E LA DECISIONE DI NON ALLATTARE “L’allattamento è un momento fondamentale nel post-partum. Normalmente è l’ostetrica la figura di riferimento deputata all’accompagnamento della partoriente in questa fase specifica. Sebbene l’allattamento sia un evento molto naturale le primipare, cioè le donne al primo figlio, hanno bisogno di essere rassicurate. Perciò se il comportamento dell’ostetrica è percepito dalla donna come ostile, frettoloso e svalutante la mamma può sviluppare dei sentimenti negativi che interferiscono fisiologicamente con l’allattamento. Ricordiamoci sempre che l’essere umano è un tutt’uno corpo-mente perciò una fragilità materna può incidere sulla stessa produzione del latte. Nel corso della mia esperienza ho avuto modo di osservare alcune donne che in sala parto hanno subito atteggiamenti maltrattanti da parte del personale medico e ostetrico e che poi hanno sviluppato l’idea ‘se non ho saputo partorire’ allora ‘non saprò mai essere una brava mamma’. Poi naturalmente bisogna approfondire caso per caso e comprendere anche la personalità della mamma e il tipo di violenza subito per valutare i traumi che si sono generati, al fine di sostenere la donna il più possibile”.
VIOLENZA OSTETRICA, CALO DEL DESIDERIO E ALLONTANAMENTO DAL PARTNER “E’ vero che a seguito di una violenza ostetrica, nella coppia- sottolinea Francia- possono verificarsi delle ricadute a medio e lungo termine. Ad esempio quando viene praticata, in maniera non indicata o non necessaria, una episiotomia cioè l’incisione del perineo, si possono generare anche dei disturbi del pavimento pelvico che poi possono dare origine a disfunzioni sessuali come la dispareunia, che provoca nella donna un dolore intenso al momento del rapporto sessuale. Questa difficoltà porterà la mamma a vivere la sessualità in maniera dolorosa con conseguente perdita del piacere e calo del desiderio”.
IMPORTANZA DI FARE RETE CON IL REPARTO DI PSICOLOGIA “Direi che è indispensabile. Nonostante l’Italia- prosegue la psicoterapeuta- sia tra i Paesi più attenti riguardo al fenomeno della violenza ostetrica-ginecologica tanto che il personale delle strutture ospedaliere italiane è in continua formazione, c’è bisogno di investire di più su questo fronte. Soprattutto bisogna formare e far comprendere l’importanza del momento che incide profondamente sulla relazione mamma-figlio. Inoltre il personale medico e ostetrico deve essere formato a gestire le situazioni critiche. Mi è capitato durante la mia esperienza che l’equipe coinvolta nel parto richiedesse la mia expertise per relazionarsi al meglio con una partoriente in un momento critico. Dico implementiamo i corsi per il personale, in molte strutture all’avanguardia già sono attivi”.
MESSAGGIO PER LE MAMME: FATEVI AIUTARE DA UNO PSICOLOGO “Alle mamme che hanno vissuto un parto negativo e traumatico dico che è importante rivolgersi ad uno psicoterapeuta per superare il momento critico, accrescere la fiducia in se stesse e lavorare meglio sulla genitoralità. Solo in questo modo sarà possibile elaborare questa esperienza traumatica a favore anche del rapporto con la maternità stessa e il proprio bebè”, ha concluso la psicoterapeuta. (Mco/ Dire) 09:28 25-11-22