(DIRE) Roma, 23 Nov. – Una nuova ricerca di OpenText – leader nelle soluzioni e software di Enterprise Information Management, evidenzia che, dall’inizio della pandemia, la preoccupazione degli italiani in tema di privacy e protezione dei dati personali è cresciuta.
In particolare, i risultati del sondaggio mostrano una generale mancanza di fiducia nei metodi di gestione dei dati sensibili da parte delle aziende, unita a una scarsa conoscenza dei dati stessi e dei fini per cui vengono archiviati. In tale contesto, per le aziende diventa fondamentale adottare strategie di information management che offrano elevati livelli di sicurezza e protezione dei dati, aprendo la strada al vero vantaggio informativo.
Dati della ricerca – Con la pandemia e la diffusione dello smart working, cui si è fatto ampiamente ricorso soprattutto nel 2020 e 2021, molte attività quotidiane si sono spostate online e gli italiani hanno sviluppato sentimenti contrastanti in materia di gestione della privacy. Infatti, quasi un terzo (32%) ha dichiarato di non fidarsi di come le aziende trattino i dati personali, pur dovendone accettare le policy per continuare a utilizzare i servizi. Quasi la metà (49%) ripone fiducia in alcune aziende più che in altre, mentre solo poco più di 1 su 7 (15%) si fida completamente di come le aziende gestiscono i dati.
Oltre la metà degli italiani intervistati (51%) sarebbe disposta a pagare di più pur di vedere i propri dati protetti adeguatamente. Si tratta di un sentimento condiviso con la maggior parte delle altre popolazioni europee, tra cui inglesi, tedeschi (entrambi 60%) e spagnoli (69%). Solo i francesi sembrano meno propensi a spendere: meno di 4 su 10 (39%) pagherebbe di più per maggiori garanzie in termini di data privacy. 1 italiano su 3 abbandonerebbe del tutto i servizi di un’azienda se questa subisse violazioni ai danni di dati personali o li condividesse con terze parti per scopi differenti da quelli dichiarati.
Inoltre: Preoccupazioni per la nuova normalità – In un momento storico in cui il mondo si sta riprendendo dalla crisi sanitaria globale, i paradigmi nati durante la pandemia si sono ormai affermati anche nella ritrovata quotidianità. Ora che l’hybrid work viene sfruttato di più, per esempio, quasi tre quarti degli italiani (74%) si preoccupano maggiormente di come le aziende garantiscano la protezione dei dati su modelli distribuiti e 4 su 10 si aspettano che la sicurezza sia garantita indipendentemente da dove lavorano i dipendenti. Inoltre, un quarto degli italiani (24%) pensa che i dati condivisi durante la pandemia non verranno più cancellati, anche se non serviranno più per scopi relativi alla prevenzione dal Covid-19.
“La protezione dei dati personali è diventato uno dei temi maggiormente discussi negli ultimi due anni, complice anche l’arrivo della pandemia – dichiara Antonio Matera, Regional Vice President Sales Italy, Malta, Greece & Cyprus di OpenText – I consumatori italiani si sono rivelati tra i più preoccupati e allo stesso modo tra i più attenti e informati: negli ultimi due anni le persone hanno cominciato a informarsi e comprendere meglio ciò che le circonda, arrivando a conoscere più a fondo le leggi che regolano il data privacy. La necessità di proteggere le informazioni personali è diventata mission-critical anche per le aziende: tutti i settori dell’industria e dei servizi possono trovare nella privacy dei dati non solo sfide, ma anche opportunità. Riuscire a proteggere con successo i dati personali dei clienti, infatti, significa aumentare la fiducia dei clienti e aumentarne in ultima analisi la fedeltà”.
Una fiducia che ancora non c’è – Per quanto la privacy dei dati sia importante, ancora oggi molti consumatori non ne conoscono le dinamiche a fondo: in Italia, 4 utenti su 10 sono consapevoli che le aziende hanno accesso ai loro dati, ma non sanno a quali. Una lacuna che gli italiani sono però disposti a colmare: il 55% degli intervistati, infatti, si metterebbe direttamente in contatto con le aziende per capire come vengono gestiti i dati sensibili. Tali dati non sorprendono particolarmente, se si pensa che solo il 15% degli italiani si fida completamente della capacità delle aziende di mantenere i dati al sicuro, mentre più del doppio (32%) non ha alcuna fiducia al riguardo.
Infine: Una consapevolezza in crescita – Negli ultimi due anni, i consumatori si sono mostrati più attenti in materia di privacy e protezione dei dati: più gli utenti sono informati, meno le aziende possono permettersi di non rispettare le regole. In Italia, oltre un terzo degli intervistati (38%) comprende a fondo le norme che regolamentano la materia: un miglioramento significativo rispetto al 2020, quando erano meno di 2 su 10 (18%) gli utenti ben consapevoli di queste dinamiche.
Un trend in controtendenza se confrontato con altri Paesi europei come Francia, Germania o Regno Unito dove invece il livello di conoscenza di queste leggi è diminuito. Se i consumatori sanno come proteggere i propri dati su app, account di posta elettronica e social media, tuttavia, non sempre vengono messi in pratica comportamenti virtuosi: 8 italiani su 10 (85%) sanno come tenere al sicuro le informazioni personali, ma solo il 38% controlla con regolarità le impostazioni per assicurarsi di seguire le migliori pratiche per mantenere i propri dati privati e sicuri.
“Non c’è mai stato un bisogno così grande di soluzioni di Enterprise Information Management che non solo supportino la conformità con le leggi sulla privacy e sulla protezione dei dati, ma offrano anche un vantaggio competitivo che consenta di mantenere la fedeltà dei clienti- conclude Matera- Le aziende devono promuovere un approccio integrato e basato sui dati in termini di governance delle informazioni e gestione della privacy, sfruttando gli strumenti disponibili per mitigare i rischi e proteggere i contenuti. Nel mondo post-pandemia di oggi, le organizzazioni devono sbloccare il proprio vantaggio informativo e proteggere le informazioni dei propri clienti, in modo da dissipare le loro preoccupazioni e mantenere la loro fiducia”. (Com/Red/ Dire) 05:00 23-11-22