Eccoci di nuovo al 25 Novembre, quella giornata dell’anno che nel lontano 1999 l’O.N.U. ha dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne. 25 Novembre, un’onda mediatica sul tema della violenza che vibra all’unisono per un solo girono, per poi ricadere nel buio di quella percezione sociale di vecchia cultura dove permangono gli stereotipi di genere e, la “sottovalutazione della violenza” in tutte le sue forme. La violenza sulle donne non è solo il femminicidio, la violenza si sviluppa in molte altre forme che ledono e violano i diritti delle donne quotidianamente, come la violenza verbale quando viene usato un linguaggio non deontologico che contribuisce a divulgare stereotipi negativi sulle donne; violenza fisica, violenza domestica, violenza psicologica, violenza economica, violenza assistita e violenza per disparità sociali.
Non mi stancherò mai di dire, che oltre all’attività politico istituzionale, a buoni strumenti innovativi come la Convenzione di Instabul, la Convenzione N. 190, la Raccomandazione n. 206 e le ultime misure legislative sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro, si registra ancora il bisogno di intervenire, usando tutti gli strumenti possibili, per un radicale rinnovamento culturale. E’ necessario istituire organizzazioni di supporto e risorse economiche efficaci per poter aiutare realmente le vittime di violenza. E’ necessario fare prevenzione, protezione e aiuto alle vittime. Procedimenti efficaci e funzionali contro i colpevoli. Politiche integrate per intervenire partendo dal cambio culturale, dal fare buone leggi, buona formazione e investimenti da parte dello Stato. E’ necessario modificare il comportamento socioculturale delle donne e degli uomini nel rispetto dei diritti delle donne partendo dalle scuole per l’infanzia, dai giovani, dalla famiglia e dal mondo del lavoro. E’ necessario diffondere e far comprendere l’importanza dell’educazione di genere.
Non possiamo lanciare solo l’allarme, bisogna andare oltre. E’ ora di abbattere e sconfiggere queste logiche culturali che portano troppo spesso a forme di degenerazione verbale, minacce, attacchi fisici, ricatti morali, persecuzione e morte. I femminicidi e le aggressioni fisiche, rappresentano la punta dell’iceberg di una società arretrata culturalmente che consente la mancanza di rispetto per le donne. Ogni battuta sessista, ogni mano morta sull’autobus, ogni atteggiamento possessivo limita la libertà e i diritti della donna e non c’è alcun “se l’è cercata”, che tenga.
“Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non farete nulla per cambiarla”.
Maria Josè Caligiuri
Coordinatrice Regionale Azzurro Donna Calabria
Responsabile delle Politiche del Sud