(DIRE) Roma, 25 Ott. – Queste evidenze forniscono ulteriori prove della stretta relazione tra riscaldamento climatico e riduzione del ghiaccio marino artico. “I cicli climatici noti come eventi Dansgaard-Oeschger (D-O) sono caratterizzati da un aumento fino a +15 gradi delle temperature atmosferiche in Groenlandia in poche decine di anni, seguito da un progressivo raffreddamento che può durare fino a 1-2 mila anni”, prosegue Carlo Barbante, direttore del Cnr-Isp, professore all’università Ca’ Foscari e co-autore dello studio.
“Sebbene alcune ipotesi leghino tali oscillazioni al cambio di copertura del ghiaccio marino in Artico, dinamica e legame temporale dei due processi non erano del tutto chiare- spiega Barbante- Questo studio fa luce su tali aspetti e conferma l’importanza di studiare le variazioni climatiche del passato per comprendere meglio le presenti e sviluppare modelli per il futuro”. Il ghiaccio marino, banchisa o sea ice, si forma in inverno nelle regioni polari ed è una delle variabili climatiche fondamentali. Lo spessore della banchisa artica può variare da poche decine di centimetri fino a 5 metri, a seconda dell’età del ghiaccio: quello di nuova formazione (first-year sea ice) di rado supera il metro, risulta più fragile e soggetto alla fusione estiva rispetto a quello pluriennale (multi-year sea ice), spesso fino a diversi metri e più duraturo.
“Negli ultimi decenni, a causa del riscaldamento antropico, in Artico si sono osservate una riduzione dell’estensione del ghiaccio marino del 13% ogni dieci anni, rispetto al periodo 1981-2010, e una perdita di volume di oltre il 60% rispetto al 1982, dovuta in gran parte alla progressiva scomparsa del ghiaccio pluriennale. Con questo ritmo, in base agli scenari climatici futuri, l’Oceano Artico sarà privo di ghiaccio in estate già dal 2050”, avverte Barbante.
“I nuovi dati confermano quanto sostenuto in un precedente studio che mirava a ricostruire l’evoluzione del ghiaccio marino nell’artico canadese durante l’intera ultima Era Glaciale, senza però la risoluzione temporale necessaria per risolvere in dettaglio le transizioni cicliche da periodi stadiali freddi, a periodi interstadiali caldi”, conclude Andrea Spolaor, ricercatore del CNR-ISP. “Grazie all’alta risoluzione abbiamo scoperto che il ghiaccio marino pluriennale si è ristabilito nel periodo di ritorno del clima freddo, suggerendo un ciclo di feedback in cui l’accumulo di ghiaccio marino persistente potrebbe aiutare la transizione del sistema climatico alle condizioni fredde”, dice Spolaor. (Com/Ran/Dire) 18:22 25-10-22