(DIRE) Palermo, 19 Ott. – Le fontane di lava emesse dai crateri sommitali dell’Etna possono essere precedute da peculiari segnali infrasonici la cui elaborazione permette di ‘vedere’ la progressiva risalita del magma all’interno del condotto. Questi i risultati dello studio condotto da un team internazionale di ricercatori dell’Osservatorio etneo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, dell’Università di Catania, della University of Canterbury (Nuova Zelanda) e della Boise State University (Usa). La ricerca ‘Infrasonic gliding reflects a rising magma column at Mount Etna’ è stata appena pubblicata su Scientific Report.
Dal 2000 ad oggi le fontane di lava sono tra le più frequenti manifestazioni eruttive dell’Etna. I getti di lava, continui e di altezza variabile tra i 200 ed oltre i mille metri, possono durare da mezz’ora a circa due ore. L’infrasuono è un segnale acustico di bassa frequenza, non udibile all’uomo, le cui registrazioni mediante appositi microfoni sono sempre più utilizzate dagli osservatori vulcanologici per il monitoraggio.
“I vulcani, infatti, si comportano come enormi strumenti musicali e generano segnali acustici prevalentemente in banda infrasonica sia durante le attività eruttive che durante il semplice degassamento – spiega una nota dell’Ingv -. In particolare, i condotti vulcanici risuonano come canne d’organo le cui note (e quindi frequenze del segnale acustico) dipendono perlopiù dalla lunghezza della ‘canna’”. Il team di ricercatori ha scoperto che la fontana di lava del 20 febbraio 2021 è stata preceduta da un intenso segnale acustico in banda infrasonica emesso dal cratere di Sud-Est oltre 24 ore prima dell’inizio dell’eruzione, caratterizzato da un progressivo aumento in frequenza. “A causa delle esplosioni profonde, il condotto del cratere di Sud-Est risuonava come una canna d’organo – ancora l’Ingv -. La risalita del magma al suo interno e il progressivo riempimento del condotto nelle ore precedenti l’eruzione, hanno determinato una graduale riduzione della lunghezza della porzione risonante della ‘canna d’organo’ e, quindi, un incremento nella frequenza del segnale acustico emesso”. La modellazione del segnale infrasonico, integrata con i risultati di un’indagine topografica mediante droni, ha permesso di ricostruire accuratamente le dimensioni della porzione risonante del condotto, dando così la possibilità di valutare la progressiva risalita del magma al suo interno, da una profondità di circa 170 metri a circa 80 metri nel corso delle 24 ore che hanno preceduto la fontana di lava.
Dal punto di vista della pericolosità vulcanica, sebbene le colate accompagnate alle fontane non abbiano grande impatto sulle infrastrutture al suolo, data anche l’altitudine alla quale si verificano, questi parossismi producono nubi di cenere alte anche oltre 10 chilometri che determinano ingenti disagi sia al traffico aereo sia ai paesi etnei a causa della cenere che depositano. “Un attento monitoraggio, mediante diversi strumenti quali sismometri, tiltmetri e telecamere, risulta quindi indispensabile – osservano gli esperti -. Con tali strumenti si cerca di identificare segnali precursori delle eruzioni che siano legati alla risalita del magma, lungo il sistema di alimentazione del vulcano”. I ricercatori dell’Osservatorio etneo dell’Ingv (Mariangela Sciotto, Massimo Cantarero ed Emanuela De Beni), dell’Università di Catania (Andrea Cannata), della University of Canterbury (Leighton Watson) e della Boise State University (Jeffrey B. Johnson) hanno mostrato come l’identificazione e lo studio dei segnali acustici in banda infrasonica “possano fornire preziose informazioni per il monitoraggio dei vulcani”.
(Com/Sac/Dire) 13:50 19-10-22