Un “dolce” pensiero dal carcere di Catanzaro ai più fragili

Da un po’ di tempo i dolci creati nel laboratorio di pasticceria della Casa Circondariale di Catanzaro vengono donati alle persone che stanno vivendo una situazione di indigenza e sono assistite dalla chiesa di San Pio X a Catanzaro.

Nell’incontro tra don Franco, parroco della comunità, ed il direttore del carcere Angela Paravati la storia di questa esperienza ed il significato di un gesto in cui, come sempre, chi dona riceve ancora di più.

“Il laboratorio di pasticceria nel carcere di Catanzaro è nato dall’ascolto, dall’attenzione alle capacità non svelate: la passione di un detenuto per la creazione dei dolci e la sua abilità nel realizzare torte, biscotti, pasticcini, caratterizzati da una grande creatività, oltre che dall’ottimo gusto, hanno coinvolto sempre di più tutta la comunità della Casa Circondariale, e ho cercato di creare un ambiente di lavoro adatto per sviluppare questa abilità” spiega la direttrice. “In questo laboratorio si sono svolti anche corsi di formazione per altri detenuti, con il rilascio di attestati professionali, e – ciò che conta di più – qui si impiegano quotidianamente le energie per creare qualcosa di “buono” per gli altri”.

Non è tutto: “L’obiettivo è creare lavoro: la produzione dei dolci si intensificherà sempre di più e diventerà un’opportunità di reinserimento grazie al progetto finanziato dalla Fondazione con il Sud in collaborazione con l’associazione Amici con il cuore e la Cooperativa Promidea. I percorsi di rieducazione in carcere hanno alla base sempre il principio dell’attenzione al prossimo, che, sia pur in un’ottica laica, coincide con quello che è stato il messaggio di Cristo. “

La recente pandemia ha alzato il livello di povertà, già abbastanza diffusa nella nostra regione: i detenuti hanno scelto di donare in una recente occasione i dolci da loro confezionati per gli assistiti dalla Caritas e per la chiesa dell’Immacolata che assiste i profughi ucraini, a cui la popolazione detenuta si sente particolarmente vicina.

Il carcere diventa così una finestra aperta sul mondo, un servizio sociale, in cui si studia, si lavora e si può produrre qualcosa di buono per tutti.

Don Franco, portavoce della comunità, ha accolto il dono a nome di tutte le persone che ricevono quotidianamente assistenza e sostegno dalla chiesa, nello spirito cattolico riassunto nella frase di Gesù: “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, le avete fatte a me”.

Comunicato Stampa

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