04.55 – Ieri si è consumato il primo atto della telenovela (drammatica per gli italiani) con la quale il Primo Ministro Mario Draghista sta valutando la sua permanenza a Palazzo Chigi. Dopo il non voto del M5S al Decreto aiuti, passato ugualmente con la fiducia, il premier ha presentato le dimissioni al Presidente della Repubblica che le ha subito rinviate alle consultazioni in Parlamento.
Ieri il primo confronto in Senato, dopo i soliti discorsi di rito che hanno appassionato per ore il dibattito sui media, Mario Draghi decide di procedere e chiedere la fiducia. Anche questa volta gli viene concessa.
I votanti sono stati 133 e con una maggioranza di 67 senatori, i favorevoli sono stati 95. Ancora una volta il premier ha la Fiducia ma non ha quel largo appoggio che richiede per continuare a rimanere al suo posto. Il Centrodestra si è astenuto dal votarlo, la condizione “Sine qua non” per il Draghi Bis di Salvini-Berlusconi è l’esclusione dall’esecutivo del M5S, reo di essere già in campagna elettorale. Richiesta non accolta da Mario Draghi che rimane fermo sul punto delle larghissime intese.
Da sinistra invece partono bordate contro le possibili future elezioni, viste da Letta e soci come una pestilenza. Ad una fase del genere addebiterebbero anche, e non si capisce perchè, la perdita di una parte, l’ultima da 22 miliardi, del PNRR. Come se tranne Draghi nessuno possa far qualcosa al riguardo.
E poi basterebbe ricordare un lo stesso Presidente del Consiglio che durante il periodo di elezioni al Colle, tranquillizzava riguardo che il lavoro di accesso ai prestiti europei era stato ampiamente soddisfatto tanto che “chiunque lo avrebbe potuto portare avanti”. Loro che sino a ieri, preoccupati per la crisi economica del Paese, si sono preoccupati di tentare la legalizzazione della cannabis.
Al netto delle ipocrisie è strano che un Presidente del Consiglio si dimetta ad 8 mesi dalla scadenza naturale di un governo che è stato chiamato (non eletto) a guidare e con la strada del PNRR già tracciata. Draghi non si domanda, come i mercati finanziari interpreteranno questa fase di instabilità, o meglio schizzofrenia italiana. Da esperto lo sa già.. ed allora, nell’auspicio che si lavori nell’interesse del Paese è auspicabile che se dimissioni devono essere, almeno si agisca per una volta tutelando gli interessi degli italiani…
Fabrizio Pace