CGIA e centro studi AS.TRO presentano i risultati dello Studio sul settore dei giochi

Ufficio studi CGIA e centro studi AS.TRO presentano i risultati dello “Studio sul settore dei giochi in Italia 2021 – focus su apparecchi con vincita in denaro e on line”

Più di 8 mila posti di lavoro persi nel drammatico biennio 2020-2021. Crollano i margini per la filiera slot (-46%) e videolottery (-63%) L’emergenza sanitaria e il lockdown della rete fisica spingono il gioco online: la spesa cresce del 45% nel 2020, per il 2021 stimato un gettito record di 887 milioni

Roma, 14 luglio 2022 – Più di 8 mila posti di lavoro nel settore dei giochi sono stati persi da fine 2018 a fine 2021. È il quadro che emerge dal “Percorso di Studio sul settore dei giochi in Italia” condotto dall’Ufficio studi della CGIA Mestre in collaborazione con il Centro Studi As.tro, presentato oggi a Roma. L’indagine, focalizzata in particolare sugli apparecchi da gioco (le cosiddette AWP e le videolottery), parte da una stima del numero di addetti del comparto, realizzata sulla base di informazioni fornite dagli archivi camerali e dalla banca dati del Ries, nella quale i soggetti che operano nel settore delle AWP (le comuni slot machine) e delle VLT sono tenuti a registrarsi. Lo studio evidenzia «una contrazione degli occupati di almeno 8.400 unità» tra gli addetti al settore «corrispondente a una diminuzione di quasi il 15% (14,8%)». Un numero potenzialmente ancora sottostimato visto che lo studio non ha incluso i lavoratori dei concessionari di giochi. Il confronto ha preso in esame l’ultima rilevazione della CGIA (fine 2018) e i dati stimati a fine 2021; particolarmente difficile è stato proprio il biennio 2020-2021, definito “drammatico” dalla CGIA.

I LAVORATORI – Sono circa 48mila i lavoratori attuali sostenuti dal sistema AWP-VLT presi in esame dall’Ufficio studi della CGIA, che per il suo calcolo ha utilizzato dati ufficiali provenienti da banche dati pubbliche, rilevazioni sulla categoria e stime. Di questi, 14 mila sono addetti “diretti” che operano presso le sale dedicate attraverso slot e VLT o in esercizi che svolgono anche altre attività di gioco (agenzie di scommesse, sale giochi, sale bingo e negozi di gioco) nelle quali la presenza di apparecchi ha un apporto rilevante come fonte di ricavo. A questi si aggiungono 11 mila persone tra i gestori che collocano gli apparecchi nei locali; la maggioranza, calcolata in 22 mila unità, riguarda invece i soggetti che lavorano presso esercizi (bar, tabaccherie ecc.) in cui sono presenti le slot e che sono sostenuti dai ricavi generati da queste. Nel totale rientrano infine anche gli addetti dell’indotto, ovvero i dipendenti delle imprese che producono gli apparecchi da gioco (circa 1.300).

TAGLIO DEGLI APPARECCHI, CROLLO DEL MARGINE – Riguardo gli apparecchi da gioco, si rileva che a fine 2021 erano circa 253mila le slot operative in 51.837 esercizi in tutta Italia; rispetto al 2015, la riduzione degli apparecchi è stata del 39%, mentre gli esercizi con AWP sono scesi del 38%. A pesare sul comparto degli apparecchi è stata ovviamente l’emergenza sanitaria, che ha costretto il settore a uno dei maggiori periodi di sospensione dell’attività: 166 giorni di lockdown nel 2020 e da 151 a 178 giorni nel 2021 a seconda delle regioni. Il susseguirsi dei provvedimenti di stop ha portato le aziende a lunghissime chiusure forzate che oscillano da 218 fino a 245 giorni consecutivi. Tale blocco è ricaduto pesantemente sulla raccolta, che rispetto al 2019 è precipitata del 60%, con una corrispondente riduzione del gettito e dei margini della filiera. In particolare, il gettito del PREU si è ridotto del 52%, passando da 6,7 miliardi del 2019 a 3,2 miliardi di euro. A determinare l’ulteriore taglio è stato il concorso di altri elementi, in primis l’inasprimento del prelievo erariale: la crescita continua delle aliquote a partire dal 2015 e fino al 2021 ha comportato una forte riduzione del margine della filiera, con un crollo del 50% per le videolottery (da 1,5 miliardi di euro a 767 milioni) e di quasi il 60% per le slot machine (da 3,3 miliardi a 1,3 miliardi). Per quanto riguarda il biennio 2020-2021, la discesa per il fatturato VLT è stata di almeno il 63% rispetto al 2019, mentre per le AWP si registra un decremento di almeno il 46%.

GIOCO ONLINE, OLTRE 4MILA LAVORATORI – I Concessionari autorizzati a operare nel settore del gioco online sono 84 di cui 31 esteri e 53 italiani, e per questi ultimi lavorano circa 4.350 addetti. I risultati economici di queste imprese derivano da diverse attività connesse con il gioco lecito sia fisico che a distanza. L’esercizio e la raccolta del gioco online è quindi solo una delle attività svolte da queste imprese. La stima è che i soli proventi online dei 53 concessionari italiani rappresentino un ammontare di risorse in grado di sostenere almeno 1.500 lavoratori. Nel corso degli anni è cresciuto in maniera rilevante anche il gettito per l’erario. Dal 2015 al 2020 il dato è triplicato (da 212 milioni a 634 milioni di euro), mentre nel 2021 si stima che abbia raggiunto un ammontare di almeno 887 milioni di euro. A crescere è anche il tasso di incidenza della spesa online sulla spesa totale del gioco lecito, passato da poco più del 4% nel periodo 2012-2015 a oltre il 20% nel 2020. Particolarmente rilevante è il balzo dell’online nel 2020, in concomitanza con il lockdown della rete fisica: la crescita è stata del 45% (la spesa è passata dai 1,8 miliardi di euro del 2019 ai 2,6 del 2020), mentre per il 2021 si stima un aumento del 66% sul 2020, con una spesa vicina ai 4,5 miliardi (4.439 milioni di euro).

CONTRASTO ALL’ILLEGALITÀ E NORME LOCALI – Lo studio si sofferma infine anche sulla differenza tra gioco legale – che risponde a regole precise, assicura determinate percentuali di vincite ed è una risorsa preziosa per l’erario – e quello illegale, che sfugge a qualsiasi forma di tassazione e non ha regole che tutelino i giocatori. Sulla quantificazione di quest’ultimo non vi sono dati puntuali; tuttavia nel 2020 il direttore dell’Agenzia Dogane e Monopoli, Marcello Minenna, ha stimato la dimensione del fenomeno in «una quantità finanziaria analoga a quella che viene introiettata dallo Stato nella gestione delle concessioni, quindi tra gli 8 e gli 11 miliardi di euro». Altro nodo per il settore è quello legato alle leggi regionali e delibere degli enti locali che negli ultimi anni hanno puntato a contenere il comparto del gioco lecito con disposizioni come il “distanziometro” e i limiti orari. Le diverse norme locali hanno disciplinato la materia con un diverso grado di severità, in alcuni casi con una fortissima riduzione delle attività sul territorio. (foto di repertorio)

comunicato stampa  –  fonte: http://www.cgiamestre.com/cgia-e-centro-studi-as-tro-presentano-i-risultati-dello-studio-sul-settore-dei-giochi/

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