Sono passati 28 anni dal Genocidio del Rwanda, uno degli episodi più sanguinosi del nostro tempo. Dal 7 Aprile fino al 15 Luglio del 1994, per circa 100 giorni vennero trucidate all’incirca 500.000 persone, con armi da fuoco, machete pangas e bastoni chiodati. Secondo alcuni dati le vittime avrebbero raggiunto il numero di 800.000 o 1.000.000 di persone, 10.000 persone all’ora venivano uccise. Donne stuprate e sieropositive, 400.000 bambini rimasti senza genitori, una infanzia usurpata e rubata. Una vera e propria storia horror, un racconto che ci mostra fino a che punto può spingersi la crudeltà dell’essere umano verso i più deboli, con un popolo ingenuo che da sempre è stato ingannato, le stime parlano di 300.000 sopravvissuti.
Il Rwanda è uno Stato dell’Africa centrale, con i suoi 26.338 chilometri quadrati, privo di mare, ma rivestito di prati e di colli, infatti viene definito il paese dalle mille colline, il parco Nazionale dei vulcani accoglie gorilla di montagna cercopitechi dorati. Una zona dell’Africa da togliere il fiato. La popolazione è composta da 7.300.000 persone, divisi in tre gruppi etnici: l’84 % hutu, il 15 % tutsi e l’1 % twa, essi non vengono definiti delle vere e proprie etnie, ma secondo alcuni sono dei gruppi sociali.
Il Genocidio è stato provocato dall’Akazu un’organizzazione estremista del Presidente del Ruanda Habyarimana, che ha mobilitato gli estremisti Hutu del nord, essi sono stati aiutati dal’Esercito regolare dei gruppi d’attacco, gli Interahamwe.
Gli Hutu sono stati manipolati, chi non avrebbe partecipato al genocidio sarebbe stato considerato un nemico, e avrebbe rischiato la morte.
Un piano premeditato dal Governo Raundese, per mettere fine a un popolo che semplicemente stava andando avanti verso il futuro, difatti queste azioni mostruose furono compiute per invidia. Nel periodo della Colonizzazione Belga, i Tutsi presero il potere, mentre gli Hutu operavano con mestieri umili. Gli Hutu stanchi, umiliati e condizionati , si misero d’accordo con i Belgi, e tra il 1959-62 presero le redini, e per il gruppo dei Tutsi iniziò l’incubo, e a poco a poco vennero usurpati i loro diritti.
Nessuno aiutò queste persone, l’ONU si disinteressò. Molti autori della strage non vennero condannati, ma furono difesi da paesi occidentali. Le Nazioni Unite furono accusate, e fecero qualcosa solo dopo la fine del genocidio.
Una pagina di storia colorata di rosso sangue, che testimonia come il potere delle volte si indirizzi verso un bene proprio, e come il bene comune venga messo da parte.
AO