(DIRE) Roma, 6 Lug. – Nel 2021 sono state ben 828 milioni di persone nel mondo le persone che hanno sofferto la fame, ben 46 milioni in più rispetto al 2020 e 150 milioni dal 2019, ossia più in generale dallo scoppio della pandemia di Covid-19. A lanciare l’allarme è il rapporto delle Nazioni Unite dal titolo ‘The State of Food Security and Nutrition in the World (Sofi 2022)’, che fornisce anche nuove prove sul fatto che “il mondo si sta allontanando ulteriormente dal suo obiettivo di porre fine alla fame, all’insicurezza alimentare e alla malnutrizione in tutte le sue forme entro il 2030”. Lo studio è stato pubblicato congiuntamente dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao), dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad), dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef), dal World Food Programme (Wfp) e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Come riporta in una nota la Fao, il dato sulla fame, dopo essere rimasto invariato dal 2015, ha ricominciato a crescere nel 2020 ed ha proseguito nel 2021, raggiungendo il 9,8% della popolazione mondiale. Inoltre nel 2021 circa 2,3 miliardi di persone nel mondo (il 29,3% della popolazione terrestre) erano in condizioni di insicurezza alimentare moderata o grave, vale a dire 350 milioni in più rispetto a prima della pandemia. Quasi 924 milioni di persone (l’11,7% della popolazione mondiale) hanno affrontato gravi problemi di insicurezza alimentare, con un aumento di 207 milioni in due anni. Nell’insicurezza alimentare pesa il divario di genere: secondo il report Onu, nel 2021 il 31,9% delle donne ha patito di insicurezza alimentare moderata o grave rispetto al 27,6% degli uomini, un divario di oltre 4 punti percentuali, rispetto ai 3 punti percentuali nel 2020.
Il report della Fao mette in luce anche le difficoltà d’accesso a una dieta sana ed equilibrata: quasi 3,1 miliardi di persone ne sono rimaste tagliate fuori nel 2020, 112 milioni in più rispetto al 2019, e questo dipende dall’aumento dei prezzi dei generi alimentari al consumo derivante dall’impatto della pandemia sui mercati globali, e dalle misure messe in atto per contenerla, come il lockdown. Quanto ai minori, il report stima che circa 45 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni soffrano di deperimento, la forma più mortale di malnutrizione, che aumenta il rischio di morte dei bambini fino a 12 volte. Inoltre, 149 milioni di bambini con meno di cinque anni hanno manifestato una crescita e uno sviluppo stentati a causa di una mancanza cronica di nutrienti essenziali nella loro dieta. Ben 39 milioni sono invece risultati in sovrappeso. In questo quadro secondo l’Onu si può prevedere che nel 2030 quasi 670 milioni di persone (l’8% della popolazione mondiale) dovranno ancora fare i conti con la fame, anche a fronte di una ripresa economica globale. La Fao cita infine l’attuale guerra in Ucraina che, coinvolgendo due dei maggiori produttori mondiali di cereali, semi oleosi e fertilizzanti, sta sconvolgendo le catene di approvvigionamento internazionali e fa schizzare i prezzi di grano, fertilizzanti, energia, nonché prodotti aalimentari terapeutici per i bambini con grave malnutrizione. Ciò – conclude la nota – deriva dal fatto che le catene di approvvigionamento sono già influenzate negativamente da eventi climatici estremi sempre più frequenti, specialmente nei paesi a basso reddito, e ha implicazioni potenzialmente preoccupanti per la sicurezza alimentare e la nutrizione globali. (Com/Alf/ Dire) 18:23 06-07-22