(DIRE) Roma, 12 giu. – “I primi dati forniti dal Viminale sui referendum riportano un’affluenza alle 19.00 dell’11.5%. A chiusura dei seggi si rischia di non arrivare nemmeno al 23% del 2009 che rappresenta il minimo nella storia italiana. Saremmo lontani anche dal 31% del 2016, ultimo referendum votato.
Questa percentuale, risulta ben al di sotto della soglia fissata dall’art.75 della Costituzione per l’approvazione dei quesiti referendari ed è indice di una disaffezione dell’elettorato rispetto all’utilizzo dello strumento referendario in relazione a questioni particolarmente tecniche come oggi la regolamentazione della giustizia. In Italia, il referendum abrogativo è il principale strumento di democrazia diretta previsto dalla Costituzione.
Gradualmente, tuttavia, ha assunto sempre di più un ruolo suppletivo finendo per svolgere una funzione di sollecitazione di fronte all’inerzia legislativa del Parlamento. In tal senso, l’affluenza registrata oggi è un dato che appare in linea con l’alto livello di astensionismo presente nel nostro Paese, pari almeno al 30%. Ad ogni modo, come evidenziato dal Presidente della Repubblica Mattarella nel discorso di insediamento, appare evidente la necessità di avviare un profondo processo riformatore che deve interessare sia il referendum nella sua essenza, sia il versante della giustizia, al fine di sanare le maggiori criticità attualmente esistenti.
Un monito che chiama in causa le singole forze politiche in vista dell’imminente voto finale al Senato sulla riforma Cartabia previsto per mercoledì 15 giugno”.
Lo ha dichiarato Alfonso Celotto, Professore di Diritto costituzionale nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università “Roma Tre”, in merito ai dati forniti dal Ministero dell’Interno sull’affluenza alle urne per il referendum sulla giustizia. (Rai/ Dire) 20:25 12-06-22