Mangiare carne di leone, giraffa o tigre: presto sarà una realtà

Un’azienda americana intende infatti commercializzare carne esotica in vitro nei prossimi mesi

foto di GNS

Finora si trattava di manzo, maiale o pollo. Ma una start-up newyorkese appena creata nel 2022, vuole andare oltre. In una campagna di marketing svelata lo scorso 3 Aprile, l’azienda americana delinea il suo progetto, quello di offrire una più ampia scelta di carni create in laboratorio: leone, tigre, elefante, zebra o anche giraffa. La carne rara e molto costosa, creata in laboratorio, è vista da alcuni come il futuro, come una risposta alla crescente crescita della popolazione e alla domanda di cibo da parte delle persone.

È anche visto come una risposta alle attuali questioni ecologiche. In ogni caso, l’argomento non è nuovo. Inoltre è la natura della carne prodotta in vitro. Come per le carni “classiche” in vitro, se così possiamo chiamarle, queste carni esotiche sono ricavate da cellule staminali, qui prelevate da animali in cattività. Gli amminoacidi vengono quindi iniettati al loro interno per stimolarne la moltiplicazione. “Le cellule continuano il loro sviluppo naturale per formare carne, proprio come farebbero all’interno del corpo di un animale”, afferma l’azienda. “Non usiamo ormoni della crescita, antibiotici o OGM”. Dopo alcune settimane in un’incubatrice, la carne è pronta.

La start-up garantisce, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, “che nessun animale sia stato maltrattato” durante la produzione di questa carne da laboratorio. “Prendiamo un piccolo campione di tessuto dagli animali selvatici più pettorali, mentre continuano a godersi la vita”, spiega l’azienda di New York. “I felini sono carnivori con il loro modello di mobilità unico, motivo per cui il loro profilo aminoacidico e proteico è così unico. L’elefante è un colossale erbivoro che viaggia per lunghe distanze e il grasso nel suo tessuto muscolare offre un’esperienza umami eccezionale (“gusto saporito”, in giapponese, il quinto gusto di base).”

c.s. Giovanni D’Agata

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