Sudan. MSF: 3 vittime in attacchi a ospedali nel Darfur

(DIRE) Roma, 26 Apr. – E’ di tre vittime, fra cui due operatori sanitari, il bilancio di una serie di attacchi a strutture ospedaliere che si sono verificati in Darfur, regione del Sudan occidentale teatro da diversi mesi di recrudescenze negli scontri comunitari che caratterizzano la storia recente della zona. A riferire degli attacchi e delle uccisioni è stato Bakri Abubakr, responsabile delle operazioni della ong Medici senza frontiere (Msf) in Sudan. A essere colpite infatti sono state anche due ospedali supportati dall’organizzazione che si trovano a El Geneina, capoluogo dello Stato del Darfur occidentale, e a Kreneik, pure nella stessa regione. In quest’ultima località, stando a quanto denunciato da Abubakr, l’ong ha “avuto conferma che l’ospedale che supportiamo nella città è stato attaccato. Tre persone, tra cui due operatori sanitari, sono state uccise. La farmacia dell’ospedale è stata saccheggiata. Le équipe di Msf non erano nella struttura in quel momento, perché erano rientrate alla base a El Geneina il 19 aprile”. Nel capoluogo invece, ha riportato il responsabile di Msf, è stato colpito l’ospedale universitario. “C’è stata una violenta intrusione, con spari all’interno della struttura e nel pronto soccorso-.

Un membro del personale ospedaliero è stato ucciso e gli operatori sanitari, inclusi quelli di Msf, sono stati evacuati”, ha riferito Abubakr. Il dirigente ha affermato che l’ong è “scioccata” da quanto ha avvenuto e ha anche inviato “le condoglianze alle famiglie delle persone che sono state uccise”. Abubakr ha aggiunto: “Condanniamo questi attacchi con tutta la nostra forza. Nei conflitti, le strutture e gli operatori sanitari devono essere protetti e questo deve essere rispettato da tutte le parti coinvolte in qualsiasi conflitto”. Secondo quanto denunciato dal responsabile inoltre, “a causa della violenza e dell’insicurezza in corso nelle diverse parti del Darfur Occidentale, le équipe di Msf non possono raggiungere le strutture mediche supportate e non possono tornare a Kreneik, né condurre cliniche mobili a El Geneina”. Abubakr si è detto quindi “molto preoccupato per l’impatto che questo avrà sulle persone coinvolte dalla violenza”, che già vivevano “in una situazione di disperato bisogno di assistenza prima di quest’ultimo attacco”.

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