L’emergenza sanitaria ancora in atto ha indubbiamente modificato profondamente lo stile di vita degli italiani: molte sono state le attività sospese nel corso delle varie ondate epidemiche. In tali circostanze, il settore della cultura è andato incontro a lunghe chiusure: di musei, biblioteche e archivi; sospese inoltre mostre, convegni e qualsiasi attività abbia comportato la presenza di pubblico. A essere maggiormente penalizzati, tuttavia, sono stati cinema e teatri, chiusi da subito per la tutela della salute pubblica. Comunque la preoccupazione era ed è che il mondo della cultura italiana abbia subito dei danni tali che, una volta messa sotto controllo la pandemia, tornare alla normalità possa essere ben più difficile del previsto.
Tra i settori più penalizzati dal periodo della pandemia e dalle restrizioni governative anti-contagio, come dicevo, è sicuramente il teatro. La ripresa per attori ed operatori dello spettacolo è ancora difficile, per questo l’edizione di quest’anno della Giornata Mondiale del Teatro, che ricorre domenica 27 marzo, da sessanta anni consecutivi, ha un significato più profondo e di buon auspicio per il futuro.
Certo il pubblico tornerà ma comprensibilmente disorientato, con una nuova idea di vicinanza tra gli individui, punto di forza, ‘prima’ dello spettacolo dal vivo, di necessaria riaffermazione , dopo il lungo isolamento.
Un dopo cui bisognerà guardare da subito ,non solo per difendere l’esistenza del teatro e degli attori dello spettacolo dal vivo ma per raccogliere la sfida di una crescita dei fruitori di questa antica forma di spettacolo.
Tuttavia gli ultimi dati forniti dall’Annuario statistico 2021 realizzato dall’Istat raccontano chiaramente di un’Italia pigra da un punto di vista culturale. Basti questo: nel nostro Paese il 18,6% della popolazione non svolge nessuna attività che possa essere definita di “cultura”, per quanto semplice e occasionale. Insomma, quasi un cittadino su cinque non legge, non va al museo o al cinema o al teatro. Nulla di nulla.
Nel 2020 il 15,7 per cento delle persone di sei anni e più ha dichiarato di essere andato al teatro almeno una volta negli ultimi dodici mesi, tra le forme di partecipazione culturale che hanno subito il calo maggiore rispetto al 2019 (il 20,3 per cento).
Per non parlare di quel 77,9%,dato nazionale, che non è mai stato a teatro. È, come detto, l’ultimo annuario Istat a disegnare così, per il 2020, una mappa aggiornata del disinteresse e della noncuranza italiana, ma anche dell’impossibilità a partecipare agli eventi culturali del Paese.
In Calabria, comunque, la percentuale di coloro che dichiarano di non aver mai fruito di spettacolo teatrale, è dell’88,6%. Chi si è recato almeno una volta a teatro nella nostra regione rientra in una percentuale del 9%, ultima regione in Italia.
L’occasione ci offre la possibilità di rivisitare il rapporto tra teatro e comunità calabrese e, anche, tra teatro e scuola nella nostra comunità e contemporaneamente di fare una riflessione sullo stato dell’arte anche del Teatro comunale “F. Cilea” di Reggio Calabria.
Va doverosamente sottolineato come il mondo della scuola calabrese ,sia pure con modalità spesso molto diverse, è sempre andato alla ricerca di occasioni per incontrare il teatro. E’ questo un fenomeno di straordinaria ricchezza e rilevanza, del quale occorre evidenziare alcuni aspetti importanti.
Sono numerose le scuole di ogni ordine e grado calabresi che hanno sviluppato negli ultimi anni un rapporto costante, seppure spesso non organico, con i linguaggi non verbali e con il teatro in particolare.
Tutto ciò ci fa affermare con sicurezza che il pubblico infantile e giovanile rappresenta un’area di utenza strategica e che le attività espressive e artistiche hanno dato prova di offrire un contributo significativo per l’arricchimento dell’offerta formativa, senza considerare, altresì, la valenza educativa dell’approccio al linguaggio teatrale.
Bisogna sensibilizzare le nuove generazioni, i giovani rispondono con entusiasmo se a loro viene data l’opportunità di guardare uno spettacolo e se c’è un progetto di avvicinamento al teatro, che va studiato a scuola insieme alla letteratura.
Ecco, anche i teatri, i nostri teatri calabresi sono chiamati evidentemente e decisamente in causa per l’ importanza che si riconosce al linguaggio teatrale nel processo di crescita dei bambini e dei giovani oltre che per il bisogno di dare una maggiore organicità alla presenza del teatro all’interno del percorso scolastico.
La pandemia è in una fase di declino e i ragazzi dalle ristrette mura di casa torneranno definitivamente ai cortili e alle aule delle scuole, alle piazze ,ai campi di pallone, ai luoghi di aggregazione.
Certo se si riuscirà a superare una storica disaffezione della classe politica reggina verso l’arte musicale e teatrale e più in generale il mondo della cultura ,creare il pubblico di domani diventerà, allora, una esigenza imprescindibile anche per una istituzione come il “Cilea” di Reggio Calabria , attraverso una auspicabile Fondazione, costituita da managerialità pubblica e privata, intraprendere una politica di interventi di divulgazione ,sviluppando una pedagogia teatrale e musicale e investendo sulla formazione dei ragazzi e dei giovani, complice una fitta rete di relazioni da realizzare con il mondo della scuola.
Potremmo, infine, parlare delle numerose azioni che potrebbero essere avviate. Tra queste: le inderogabili esigenze formative destinate al personale scolastico, la promozione della partecipazione di studenti e docenti alle rappresentazioni teatrali, la istituzionalizzazione di una rassegna teatrale annuale per gli allievi, la creazione presso istituti polo di laboratori teatrali sperimentali con l’assistenza , previe intese, di professionisti delle arti dello spettacolo, e poi, nell’ambito delle azioni finanziate dalla UE, iniziative tendenti ad allargare il panorama culturale e di esperienza dei giovani e dei docenti attraverso rapporti di scambio, progetti di ricerca e di cooperazione a livello europeo. Insomma è ora che l’Amministrazione Comunale batta un colpo e che la Regione sostenga con un piano specifico questo lavoro e lo faccia germogliare anche in tanti altri centri della Calabria.
Prof. Guido Leone già Dirigente tecnico U.S.R.Calabria