Reggio Futura replica all’Assessore Calabrò sul piano di rilevazione dei debiti commerciali e sull’avviso ai creditori

Dopo aver letto le dichiarazioni rese agli organi d’informazione dall’Assessore al bilancio del Comune di Reggio Calabria Avv. Irene Calabrò in risposta a quanto da noi di Reggio Futura affermato in conferenza stampa lunedì sul «piano di rilevazione dei debiti commerciali» e sull’«avviso ai creditori», ci sentiamo in dovere di replicare alle sue affermazioni, punto su punto:

  1. L’Assessore Irene Calabrò afferma che “il piano di rilevazione dei debiti commerciali e l’avviso ai creditori, sono due ambiti che non vanno mischiati e non sono interconnessi” .

Questo non è assolutamente vero. E infatti, per smentire l’assunto dell’Assessore è sufficiente riportare il dettato della Legge 334/21 art. 1 comma 574, secondo cui, i comuni sede di Città Metropolitane che hanno un disavanzo superiore ai 700 euro pro capite e un ritardo nel pagamento delle fatture superiore a 30 giorni (ossia Reggio Calabria, Napoli e Palermo) “predispongono, entro il 15 maggio 2022, il piano di rilevazione dei debiti commerciali certi liquidi ed esigibili al 31 dicembre 2020. A tal fine, gli enti ne danno avviso tramite affissione all’albo pretorio on line entro il 31 gennaio 2022 e adottano ogni forma idonea a pubblicizzare la formazione del piano di rilevazione…”.

Ecco, per comprendere “l’interconnessione tra le due cose” non necessitano grosse conoscenze giuridiche o economiche, è sufficiente conoscere il significato della lingua italiana: quando il legislatore dice “a tal fine” intende far capire che la seconda attività (l’avviso ai creditori) è funzionale alla prima (la rilevazione dei debiti commerciali) e dunque le due cose, contrariamente a ciò che asserisce la Calabrò, sono tra loro strettamente “interconnesse”.

  1. Quando l’Assessore al bilancio afferma “se avessimo già firmato l’accordo lo avremmo certamente comunicato” omette un particolare importantissimo:

Sia Torino che Napoli e Palermo hanno già portato la questione in aula (Napoli addirittura due volte), dunque stanno legittimamente portando avanti la procedura perché hanno avuto il benestare da parte del Consiglio (o quantomeno dalla maggioranza del consiglio). Reggio Calabria è invece l’unico comune a non avere fino ad oggi mai discusso questa procedura in aula.

Dunque la domanda è: a che titolo l’amministrazione sta portando avanti le procedure se non è stata ancora demandata dall’assemblea cittadina a farlo? È come se un avvocato si recasse dal pubblico ministero per concordare un patteggiamento della pena senza avere ricevuto mandato dal cliente.

  1. L’Assessore Calabrò sostiene poi che “i motivi dei ritardi sono dovuti ad alcuni chiarimenti e precisazioni che il Governo ha inviato ai comuni coinvolti”.

A quanto si dice oggi, sembrerebbe invece che la proposta di accordo formulata dal Comune di Reggio Calabria (a differenza di quelle dei Comuni di Torino, Napoli e Palermo) sia stata ritenuta non soddisfacente dai tecnici del MEF. E questa circostanza avrebbe causato un rallentamento a tutti, posto che la Presidenza del Consiglio vorrebbe che la firma dell’accordo avvenisse contestualmente con tutte le città che hanno manifestato la volontà di sottoscriverlo.

  1. L’Assessore al bilancio garantisce che “non ci sarà alcun aumento” perché l’Ente “ha aderito per due impegni, l’aumento della riscossione e l’alienazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare”.

L’Assessore dimentica però quanto riportato nel DUP e nel Bilancio Pluriennale approvato da questa amministrazione solo pochi mesi fa, ove sono previsti per l’attività di «valorizzazione ed alienazione del patrimonio immobiliare» introiti (peraltro in misura ridotta) solo a partire dal 2024, mentre l’«aumento della capacità di riscossione» è previsto in misura minima e graduale a partire dal 2023. E dunque, visto che lo stesso bilancio pluriennale sotto queste due voci non prevede entrate prime del 2023, con quali introiti pensa l’Assessore di far fronte alla prima verifica dell’attuazione dell’accordo, programmata per il 31 dicembre 2022?

  1. L’assessore Calabrò afferma poi: “Chi non aderisce all’avviso perde il diritto al credito? E’ cosi, ma questo è previsto dalla legge finanziaria, non dipende dal Comune di Reggio Calabria”.

E’ vero, la “cancellazione del credito” è prevista dalla Finanziaria e nessuno ha mai detto il contrario. Ma noi di Reggio Futura ieri, in conferenza stampa, abbiamo mosso sul punto cinque questioni che prescindono da questa circostanza, e cioè:

  1. Il Comune ha il dovere di chiarire al più presto se per “cancellazione del credito” s’intende la semplice “cancellazione dal piano” o piuttosto la “cancellazione dal bilancio”, dunque una cancellazione tombale del credito. Chiaro che in questo secondo caso, l’avviso ai creditori, gli atti e le norme da cui l’avviso stesso scaturisce sarebbero da considerare assolutamente illegittimi perché contrari ai più elementari princìpi di diritto.

  2. Il Comune avrebbe dovuto utilizzare tutti i mezzi di comunicazione possibili e immaginabili per dare massima diffusione all’avviso, soprattutto con manifesti e con l’acquisto di intere pagine di giornali a diffusione locale e nazionale (così come ha fatto Napoli) visto che c’è tanta gente, specie tra gli anziani, che non utilizza internet, e invece nulla di tutto ciò è stato fatto. Su questo punto l’Ente aveva nei confronti dei cittadini e dei creditori un dovere sia giuridico (è lo stesso art. 1 comma 574 della Finanziaria ad imporre l’adozione di “ogni forma idonea a pubblicizzare la formazione del piano di rilevazione”) che morale (viste le gravissime conseguenze cui andrà incontro chi non presenterà l’istanza entro il termine).

  3. Il Comune ha latitato in trasparenza anche sulla indicazione della data di scadenza per la presentazione della richiesta di ammissione. E infatti sul sito del Comune di Napoli si legge chiaramente che il termine ultimo per la presentazione è il “4 aprile 2022”; sul sito del Comune di Palermo si legge chiaramente che il termine ultimo per la presentazione è il “10 aprile 2022”; viceversa, sul sito di Reggio non si legge da nessuna parte che il termine ultimo per la presentazione è l’1 aprile 2022. Si legge soltanto, e non sul sito, ma solo all’interno dell’avviso, che la domanda di ammissione va presentata “entro il perentorio termine di 60 (sessanta) giorni dalla pubblicazione del presente avviso”. E dunque tocca a chi legge andare a scovare quando è stato pubblicato l’avviso sull’albo pretorio e calcolare quando cade il 60° giorno. Se questa è chiarezza e trasparenza…

  4. Napoli ha concesso come termine dalla pubblicazione dell’avviso 64 giorni, Palermo 70 giorni, Reggio solo 60 giorni, ossia il termine minimo imposto dalla legge… e anche questa è una cosa che va contro i creditori (il Comune di Torino non è qui menzionato in quanto non è tenuto a pubblicare alcun avviso ai creditori perché, a differenza di Reggio, paga le fatture entro i 30 giorni nonostante il disavanzo. E dunque i creditori torinesi non hanno le problematiche che invece si ritrovano oggi sulle spalle i creditori reggini).

  5. Il Comune non è obbligato ad aderire al piano ed è consapevole del fatto che da una sua adesione deriverà un nocumento certo per tutti i suoi creditori (oltre che per i cittadini in genere, per le ragioni sopra esposte). Ciò nondimeno l’Amministrazione sta andando ugualmente avanti per la propria strada, anteponendo gli interessi dell’ente a quelli dei creditori che con questa procedura si vedranno decurtare sensibilmente (se non addirittura cancellare) tutte le loro spettanze.

E su nessuno di questi punti ad oggi l’Assessore ha fornito alcun chiarimento.

  1. L’assessore Calabrò infine afferma: “Reggio Calabria potrà beneficiare di 137 milioni, significa che ha un disavanzo decisamente inferiore rispetto agli altri comuni e vuol dire che in questi anni si è lavorato bene per diminuirlo. Al momento, il disavanzo di bilancio del nostro comune è di circa 1.100 pro capite”.

L’assessore evidentemente ignora (o finge di ignorare) che il Comune di Reggio ha ricevuto dal Governo a titolo di sostegno, solo negli ultimi due anni, ben 195 milioni di euro (circa 140 milioni col “Decreto Agosto”, 45 milioni con il “Decreto sostegni bis” e ulteriori 10 milioni con il D.L. 146/2021). Questo significa che se andassimo a sommare questi 195 milioni di euro agli attuali 200 milioni circa di disavanzo (prendendo per buono il disavanzo pro capite di 1.100 euro indicato dalla stessa Calabrò), ne verrebbe fuori un ”disavanzo monstre” di circa 400 milioni di euro. Vogliamo qui sommessamente evidenziare che al momento in cui il Sindaco Falcomatà si è insediato nel 2014, il disavanzo lasciato dai Commissari che lo hanno preceduto nell’amministrazione della città, era di “soli” 99 milioni di euro, per cui, la domanda che sorge spontanea è: come ha fatto il disavanzo a quadruplicare in così poco tempo? A fronte di tutto ciò ci ritroviamo a leggere dichiarazioni dell’Assessore Calabrò che dice che i “soli” 137 milioni che Reggio potrà percepire dimostrano “che in questi anni si è lavorato bene per diminuire il disavanzo”.

Sembra di essere su “Scherzi a parte”, ma purtroppo è tutto reale.

Il Presidente

Avv. Italo Palmara

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