(DIRE) Roma, 28 Feb. – La regione Mediterranea si è riscaldata e continuerà a riscaldarsi maggiormente della media globale, particolarmente in estate. Questo vale sia per l’ambiente terrestre che per quello marino, sia per le temperature medie che per le ondate di calore. La regione diventerà più arida per effetto combinato della diminuzione della precipitazione e dell’aumento dell’evapotraspirazione. Allo stesso tempo in alcune aree le precipitazioni estreme aumenteranno. Il livello del mare aumenterà seguendo l’aumento del valore medio globale. L’aumento sarà irreversibile e progressivo su scale plurisecolari. La dimensione di tutti questi cambiamenti aumenta all’aumentare del livello di riscaldamento globale, ovvero più aumenta la temperatura media del pianeta, maggiori saranno gli impatti sulla regione mediterranea. Così il ‘Climate change 2022 – Impatti, adattamento e vulnerabilità’, secondo volume (WG2) del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC, la più aggiornata e completa rassegna scientifica sui cambiamenti climatici, presentato oggi. “I rischi associati al cambiamento climatico previsto sono particolarmente elevati per le persone e gli ecosistemi nel bacino del Mediterraneo a causa della combinazione di vari fattori”, precisa Piero Lionello, Università del Salento, CMCC, Lead Author del rapporto, che firma questi contributi. I fattori di rischio per l’area del Mediterraneo indicati dall’IPCC, segnala Piero Lionello (Università del Salento, CMCC), sono una popolazione urbana numerosa e in crescita, esposta alle ondate di calore, con accesso limitato all’aria condizionata; un numero elevato e crescente di persone che vivono in insediamenti colpiti dall’innalzamento del livello del mare; grave e crescente carenza idrica, gia sperimentata oggi da paesi del Nord Africa e del Medio Oriente; crescente domanda di acqua da parte dell’agricoltura per l’irrigazione; elevata dipendenza economica dal turismo, che rischia di risentire dell’aumento del caldo ma anche delle conseguenze delle politiche internazionali di riduzione delle emissioni sui viaggi aerei e da crociera; perdita di ecosistemi marini, ecosistemi nelle zone umide, nei fiumi e anche nelle zone montane, molti dei quali sono gia messi in pericolo da pratiche non sostenibili (come pesca eccessiva, cambiamento dell’uso del suolo). Nell’Europa meridionale il numero di giorni con insufficienti risorse idriche (disponibilità inferiore alla richiesta) e siccità “aumenta in tutti gli scenari di riscaldamento globale”. Nella prospettiva di un aumento della temperatura globale di +1,5 gradi e +2 gradi la scarsità idrica riguarda, rispettivamente, il 18% e il 54% della popolazione. Analogamente, l’aridità del suolo aumenta con l’aumentare del riscaldamento globale: in uno scenario di innalzamento della temperatura di +3 gradi l’aridità del suolo risulta del 40% superiore rispetto a uno scenario con innalzamento della temperatura a 1,5 gradi. L’adattamento attuale alle condizioni di aridità si basa principalmente su strutture che assicurino la disponibilità e la fornitura di risorse idriche ma “l’efficacia di queste strutture sul lungo periodo è messa in discussione poiché creano un circolo vizioso in cui l’approvvigionamento idrico attira sviluppi che ne richiedono l’ulteriore aumento” e nel caso di riscaldamento globale elevato “queste strutture potrebbero diventare insufficienti”. In presenza di elevati livelli di riscaldamento, poi, “misure di risparmio idrico e di efficienza potrebbero non essere sufficienti per contrastare la ridotta disponibilità della risorsa”. (Ran/Dire) 12:04 28-02-22