Come previsto diminuiscono le possibilità che si arrivi ad una pace indolore in Ucraina. Mosca e Washington stanno dando vita ad un braccio di ferro di carattere politico militare senza precedenti negli ultimi 20 anni. Le cose si sono ulteriormente complicate da quando il Cremlino ha deciso di riconoscere le “Repubbliche” filo-russe della zona del Donbass. Una mossa che gli alleati NATO hanno bollato subito come ostile e che ha mandato a monte il meeting, previsto per Giovedì, tra il Segretario di Stato americano ed il Ministro degli Esteri russo.
Analogamente rischia di saltare anche il summit, proposto dopo la mediazione di Macron, tra Putin e Biden. Quest’ultimo infatti ha fatto sapere che se l’Armata Rossa non arretra dai territori occupati nel Donbass, non esistono le condizioni diplomatiche per l’incontro.
Biden, si trova all’esame di metà mandato e con i sondaggi personali al minimo storico, il Presidente USA non ha mai fatto mistero del suo pensiero sull’omologo russo. Indelebili le sue dichiarazioni pubbliche contro Putin, definito un assassino nel Marzo 2021, circostanza che fece ritirate a Mosca l’ambasciatore russo dagli States.
Putin teme l’espansione della NATO ad Oriente e vuole che l’Ucraina non ne entri a far parte. In quanto rileva ne venga minacciata la sicurezza russa e dei suoi alleati. Sulla carta è questo il nodo della contesa.
Nel frattempo gli alleati NATO hanno messo in atto una serie di pesanti sanzioni economiche contro la Russia entrate in vigore con effetto immediato, che colpiranno alcune banche e gli interessi degli oligarchi più conosciuti e vicini a Putin. L’obiettivo è ancora una volta convincere il governo di Mosca ad arretrare ma dalle ultime notizie pare che sulla linea Sud del confine bielorusso, ci sia da ieri, un ulteriore incremento di mezzi e truppe russi.
Un altro atto che agita ancor di più il governo ucraino che ha chiamato alle armi anche i riservisti. Ma la sproporzione tra gli eserciti e mezzi è tale che una guerra non darebbe scampo Kiev. Un eventuale conflitto in Ucraina, danneggerebbe in maniera economicamente pesante l’economia europea che al momento dipende per il 36% dal gas russo che subirebbe inevitabilmente rincari.
Ma un eventuale conflitto spingerebbe inevitabilmente Mosca verso Pechino, la Cina è l’altra super potenza con la quale gli USA hanno grossi attriti per le posizioni sui diritti umani ma soprattutto per la situazione di Taiwan snodo economico fondamentale in Asia. I due colossi asiatici sono già in sintonia per arginare l’egemonia americana. L’UE è quella che rischia di più in questa situazione. Però non riesce ad esprimersi come un soggetto politico ed economico unico, sono i singoli Paesi, a trattare o mediare con Putin e Biden.
Sotto accusa dovrebbe essere la fallimentare politica estera americana degli ultimi anni.