(DIRE) Roma, 7 Feb. – Il traffico illegale di armi verso il Messico, a beneficio soprattutto di gruppi armati e cartelli della droga, frutta 250 milioni di dollari all’industria del settore degli Stati Uniti. A denunciarlo in un’intervista al quotidiano La Jornada è il consulente giuridico del ministero degli Esteri del Paese dell’America centrale, Alejandro Celorio. Il contesto del colloquio è una causa presentata lo scorso agosto dal governo messicano nei confronti di una decina di aziende di armi americane. L’accusa rivolta alle compagnie americane, depositata presso un tribunale federale del Massachusetts, è quella di negligenza sia nel processo di promozione che di vendita degli armamenti, che finiscono per essere contrabbandati in Messico con conseguenze “devastanti”, come ribadito da Celorio. La settimana scorsa il governo del presidente Andrés Manuel López Obrador ha presentato una replica alla difesa depositata lo scorso novembre dalle aziende americane. Tra le altre cose i legali messicani hanno contestato l’applicabilità di una legge federale che tutela i venditori di armi americani, la cosiddetta Plcaa, in quanto questa entra in conflitto con almeno due leggi statali e non può essere applicata rispetto a reati commessi all’estero. Cruciale in questo senso, ha evidenziato Celorio, è il sostegno alla causa presentato ufficialmente in qualità di “amici della corte” da diverse associazioni americane contro la vendita d armi, tra le quali la più grande del Paese, Everytown for Gun Safety, e da 14 procuratori statali americani. Secondo il ministero degli Esteri, circa il 70 per cento delle armi contrabbandate in Messico è prodotto negli Stati Uniti mentre sarebbero almeno 17mila gli omicidi commessi con questi prodotti solo nel 2019. Nella sua denuncia contro le aziende americane, tra le quali figura anche la filiale americana di Beretta, il governo messicano ha chiesto il pagamento di una riparazione da dieci miliardi di dollari. (Bri/ Dire) 18:42 07-02-22