Myanmar. Onu: dopo il golpe persi 1,6 mln di posti di lavoro

Pandemia e instabilità politica all’origine del drastico calo

(DIRE) Roma, 28 gen. – A causa della congiuntura tra instabilità politica e pandemia di Covid-19 sarebbero circa 1,6 milioni i posti di lavoro persi in Myanmar a partire dal colpo di Stato militare dello scorso primo febbraio. A calcolarlo in un rapporto è l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo).
Secondo l’ente delle Nazioni Unite, in Myanmar fra il 2020 e il 2021 si è osservato un calo nelle ore di lavoro settimanali del 18 per cento per un volume di ore che è pari a quelle dell’occupazione full-time di 3,1 milioni di lavoratori. Questo dato considera quindi non solo chi ha perso il lavoro ma anche che si è ritrovato in una condizione di sottoccupazione.
Per quanto riguarda invece i posti di lavoro persi, l’Ilo ha stimato che nell’ultimo anno almeno 1,6 milioni di birmani si siano ritrovati senza un’occupazione, un volume pari all’otto per cento del totale. Questo indice considera sia il lavoro formale che quello informale. I settori più colpiti, rispettivamente per il 31, il 27 e il 30 per cento, sono quelli delle costruzioni, del tessile e del turismo. Anche il comparto agricolo ha subito un calo “considerevole”.
La “stragrande maggioranza” delle perdite di posto di lavoro sono avvenute fra le donne.
I dati relativi all’occupazione si aggiungono a quelli sulla povertà. Secondo il Fondo dell’Onu per lo sviluppo (Unpd) circa 25 milioni di birmani su una popolazione totale di 54 milioni si trovano in questa condizione, mentre poco più di 14 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitario stando all’Ufficio dell’Onu per gli affari umanitari (Ocha).
Il primo febbraio l’esercito ha rovesciato il governo eletto guidato dalla Lega nazionale per la democrazia (Nld) e dalla Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi. Le organizzazioni sindacali sono state fin da subito tra le principali animatrici dell’opposizione al golpe.
(Dire) 11:48 28-01-22

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