All’Università Mediterranea di Reggio Calabria si discute della transumanza in Calabria con particolare riferimento all’area dell’Aspromonte. Affrontare questa tematica significa mettere sotto analisi una pratica culturale che tende ad estinguersi anche se la Calabria, a differenza di molte altre regioni che hanno già assistito alla fine della tradizione della transumanza, cerca ancora di resistere. Pratiche come la transumanza, che tendono a scomparire nel tempo, necessitano, per avere una vita duratura, dell’intervento di azioni istituzionali, concrete e durature nel tempo. Nonostante l’Unesco, nel 2019, abbia registrato tale pratica all’interno della lista del Patrimonio Culturale Immateriale, essa rischia di scomparire se non ci fosse un impegno costante nel valorizzarla.
In tale ambito si colloca la ricerca internazionale avviata dal 2021 in Calabria e proprio in Aspromonte dal prof. Francesco Carrer dell’Università di Newcastle, etno-archeologo attento allo studio della cultura materiale attraverso l’indagine archeologica. In tale indagine si innesta il lavoro di ricerca del prof. Gaetano Ginex, docente del Dipartimento Architettura e Territorio (dArTe) dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria con la collaborazione del dr. Alfonso Picone Chiodo, esperto del territorio.
Questo approfondimento renderà evidente l’importanza di un’azione costante e duratura nel processo di valorizzazione di una tradizione identitaria come quella della transumanza in Calabria che resta per i calabresi, oltre che un fenomeno politico-economico e socio-culturale, una pratica pastorale che ha sempre influenzato la loro esistenza. Attraverso gli schemi concettuali dell’architettura sarà obiettivo principale del prof. Gaetano Ginex e dei suoi collaboratori, indagare le architetture degli insediamenti pastorali come i recinti in pietra e di tutte quelle forme di insediamento architettonico nel territorio della transumanza che hanno influenzato lo sviluppo della pratica. Lo studio di tale attività attraverso lo sguardo dell’architettura evidenzia inoltre, una interdisciplinarità della questione, volta a comprendere non soltanto l’importanza del processo di valorizzazione al fine di una patrimonializzazione culturale della transumanza, ma anche a sintetizzare punti di vista disciplinari su tale fenomeno per comprendere aspetti purtroppo sbiaditi e quasi dimenticati della questione. Le ricerche condotte dai due Atenei pertanto si intrecciano proficuamente.
L’Aspromonte, ha un particolare spazio paesaggistico che influenza notevolmente la morfologia della pratica. In tale ottica l’Unesco stesso ha suddiviso in due tipologie la transumanza. In terre che offrono aree pianeggianti (Puglia, Abruzzo, Basilicata) è una pratica “orizzontale” con spostamenti che impegnano per più giorni allevatori e animali. In altre aree con dislivelli importanti e disponibilità di pascoli a breve distanza, come in Aspromonte, diventa una pratica “verticale”. Tale differenza non può che influenzare a sua volta anche le tipologie insediative e quindi il rapporto tra comunità e pratica. Nella pagina Facebook “L’Altro Aspromonte” e nel canale youtube “Questo è Aspromonte” si trovano diversi contenuti sull’argomento. Infine, si farà tesoro degli studi di esperti quali Nunzio Lacquaniti, Umberto Zanotti Bianco, Manlio Rossi Doria, Lucio Gambi, Giusepe Isnardi e altri. Ricerche datate ma che serviranno a capire come è mutato il rapporto della pastorizia col paesaggio e come questa pratica attualmente modella la nostra montagna.