(DIRE) Roma, 16 Gen. – “Non sono accettabili veti su Berlusconi, sarà lui a dirci se intende candidarsi, se ci sono i numeri. Tuttavia è da un po’ che se ne parla e non ci sono passi avanti. E allora a Silvio dico: un uomo come lui non può esporsi a una brutta figura”. Lo dice in un’intervista all’Avvenire il presidente della Liguria e cofondatore di Coraggio Italia, Giovanni Toti. Tuttavia, non è che fra i vostri interlocutori moderati qualcuno abbia aperto all’ipotesi Berlusconi. A conferma che si tratta di un nome divisivo. “Non c’è dubbio che abbia avocato emozioni differenti, tuttavia non è tollerabile che a una candidatura di centrodestra venga negata dignità e agibilità politica. Renzi ha dichiarato la sua disponibilità a una candidatura proveniente dalla nostra area, vediamo se le cose iniziano a muoversi”. In realtà anche M5s e Pd non hanno escluso la possibilità. Ma non è mai accaduto che la mediazione si sia raggiunta su uno dei leader che siedono al tavolo. “Sicuramente ci sono state difficoltà. Ma chi ha presieduto tre governi, il G8, il G20 ha lo standing per legittimamente proporsi. Tuttavia mi pare, a sentire le dichiarazioni dei leader e dei grandi elettori, che siamo sempre fermi intorno ai 450 da cui eravamo partiti, mancano più di 50 voti dalla soglia necessaria. Inoltre l’esperienza insegna che i voti con la calcolatrice debbono sempre fare i conti, e per difetto, con il segreto dell’urna. “Non sottovaluto il rischio. E per questo consiglio a Berlusconi di riflettere bene, prima di ufficializzare la candidatura. Un uomo con la sua storia politica non può permettersi di finire impallinato, come Prodi”. E se sciogliesse negativamente la riserva? “II piano ‘B’ si valuterà solo in caso di sua rinuncia. Di sicuro noi ci metteremmo al lavoro per aggregare le forze di centro, a partire da Italia Viva, in un confronto che non dovrebbe limitarsi solo alla scelta del presidente della Repubblica, ma dovrebbe includere il rafforzamento dell’azione di governo, dando vita a una maggioranza in grado di concludere la legislatura e fare la riforma elettorale”. Le Regioni, con il loro ‘tesoretto’ di 60 voti e la loro concretezza bipartisan, non possono contribuire a segnare la svolta anche per il capo dello Stato verso una soluzione condivisa? “I rappresentanti delle Regioni rispondono ai loro leader politici, tuttavia possono svolgere un ruolo importante portando nei rispettivi partiti quell’apporto di dialogo e pragmatismo che è stato così importante nella gestione della pandemia”. Sulla legge elettorale, però, vi siete smarcati dal centrodestra. “L’attuale sistema di voto non ha garantito né la governabilità né il rispetto della volontà dei cittadini. Noi siamo per un proporzionale con sbarramento sul modello tedesco, con collegi piccoli, pensiamo che rispecchi meglio la scelta dei cittadini, e garantisca la governabilità.” (Vid/ Dire) 09:49 16-01-22