Secondo alcuni ricercatori statunitensi si tratta, quindi, di uno degli effetti a lungo termine di COVID-19
Dopo la guarigione dall’infezione da SARS-CoV-2, nelle persone non solo permangono disturbi e manifestazioni cliniche ma si formano anticorpi che sono in grado di attaccare erroneamente cellule sane di organi e tessuti dell’organismo. Lo hanno scoperto un team di ricercatori dell’Heart Institute di Los Angeles, negli Stati Uniti. Mentre, in precedenza, si è saputo che anche un decorso in forma lieve o asintomatica del Covid può causare danni a vari organi, che includono una diminuzione del volume polmonare, un aumento della resistenza delle vie aeree, problemi cardiaci, diminuzione della funzionalità renale e aumento del rischio di trombosi venosa agli arti inferiori. Oggi con la nuova scoperta è emerso che alcuni mesi dopo che una persona è guarita dall’infezione del coronavirus cioè dopo la dimostrazione tramite tamponi molecolari che il virus non è più presente nell’organismo (in altre parole, la reiterazione del test molecolare COVID-19 deve dare esito negativo), ha livelli elevati di anticorpi che potrebbero non funzionare correttamente. Questi risultati sono stati confermati dal fatto che in 177 operatori sanitari che sono stati malati prima dell’avvio della campagna vaccinale, nei 6 mesi successivi alla guarigione sono stati rilevati anticorpi persistenti che potevano causare infiammazioni croniche, danni alle articolazioni, alla pelle e al sistema nervoso. Gli autoanticorpi, sono anticorpi che possono riconoscere e reagire erroneamente con tessuti e organi. Possono formarsi spontaneamente o a seguito di precedenti infezioni. Possono essere i primi precursori di una malattia autoimmune conclamata. Questo risultato, evidenzia Giovanni D’Agata presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stato pubblicato sul Journal of Translational Medicine (JTM).
Comunicato Stampa “Sportello dei Diritti”